PIERO RAGONE è filosofo, ricercatore, scrittore, studioso di religioni e di esoterismo. Il suo campo d’indagine è tutto ciò che la scienza non è in grado di spiegare. Laureato in Filosofia nel 2001, consegue due master e nel 2017 riceve la laurea honoris causa in Scienze Esoteriche. Autore di numerosi testi di successo, è ospite di convegni nazionali ed internazionali e il suo nome è accostato ai maggiori interpreti della ricerca italiana e mondiale.

lunedì 28 luglio 2014

INTERVISTA RILASCIATA A RADIO MADE IN ITALY

·       Chi è Piero Ragone in tre pregi e tre difetti

Sarebbe più facile spiegare chi è Piero Ragone “in un pregio e 33 difetti”…
Credo di possedere tutti i difetti di indole di un uomo empatico, incapace di reagire con la giusta e dovuta moderazione dinanzi alle cose che non vanno come dovrebbero; non sopporto l’odio e la violenza, soprattutto quando sono gratuiti e immotivati, e convivo a fatica con la sensazione di non poter far nulla dove ce n’è bisogno.
Riconosco che non è facile instaurare un rapporto di amicizia con me, sono estremamente protettivo nei confronti della mia privacy.
Il pregio credo sia soltanto uno: non mollo mai, neanche quando dovrei. 

·       Di cosa ti occupi nella vita?

La ricerca è il mio lavoro, la mia vocazione, la mia missione. Non ho altri interessi degni di nota al di fuori di questo, per il momento. Come studioso sono interessato al nostro passato, alle origini della presenza umana sulla Terra, alle lacune della Storia che attendono di essere colmate; come uomo, sono interessato al nostro futuro, alle sfide che ci attendono. Non si può non cogliere l’impellenza di risanare una situazione di regresso e svalutazione dell’essere umano che è diventata insostenibile. Contiamo molto di più di quello che alcuni si ostinano a farci credere.

·       Come nasce questo libro e di cosa parla, cosa vuole mettere in evidenza?

Come nasce tutto ciò che è frutto di amore, passione e dedizione; il presupposto iniziale era proseguire sulla falsariga del percorso inaugurato da Custodi dell’Immortalità (edito da Bastogi nel febbraio 2011), indagare sui misteri dell’Antico Egitto. Il progresso negli studi ha condotto alla scoperta di una folgorante realtà, rimasta finora ignota, che ha imposto una ridefinizione dell’intero progetto; seguendo l’evolversi della ricerca, pagina dopo pagina, si avverte con chiarezza il passaggio dall’analisi storica del periodo in cui visse il faraone Akhenaten a qualcosa di più grande, si assiste al lento emergere di una verità che non poteva non essere resa nota: chi ha portato la vita sulla Terra non lo ha fatto per assoggettare l’Uomo con scopi infimi ed egoistici; al contrario, il mio lavoro dimostra che i nostri Padri Celesti hanno ideato un progetto che accompagna l’evoluzione della razza umana con il periodico Avvento di un Messia in ogni Era zodiacale. È sempre accaduto in passato, ed accadrà anche nell’Era cui siamo prossimi. 

·       Quanto c’è di vero e quanto c’è di “romanzato”?

L’unico “romanzo” è quello che scrivo vivendo giorno dopo giorno.
Sarebbe presuntuoso da parte mia asserire che tutto quanto ho riportato nei miei lavori è una verità incontestabile; ogni ricerca non è perfetta ma sempre perfettibile e, quindi, confido nel fatto che, se ho commesso degli errori, io stesso o chi deciderà di proseguire le mie ricerche saremo in grado di correggere le eventuali inesattezze. L’Avvento di un nuovo Messia è una certezza storica, non un vaneggiamento religioso, e ho grande fiducia nel valore positivo del messaggio che diffondo. Il nostro compito è lavorare sempre per il progresso e mai per diffondere sfiducia e pessimismo. Con la pretesa di rendere gli uomini liberi dalla schiavitù di presunte menzogne secolari, molti sabotatori stanno inquinando l’animo umano con idee viziate da un cinismo e un nichilismo dal potenziale devastante per il nostro futuro.

    ·       A chi si rivolge Il Segreto delle Ere?


A tutti, nessuno escluso. Anche a quelli che, a causa del contenuto del libro, si augureranno che qualcuno mi pianti una pallottola in testa.

·       Il libro di successo che avresti voluto scrivere tu e perché

Una Stagione all’Inferno di Arthur Rimbaud, poeta francese della fine dell’800; l’ho amato sin da quando ero bambino e, quando viaggio, ne ho sempre una copia con me. È il frutto di un lavoro interiore straordinario, un’analisi toccante della lotta tra colpa e pentimento nell’animo tormentato di un ragazzo (Rimbaud aveva poco meno di 20 anni quando ha composto l’opera) che sente di aver già esaurito la sua esperienza poetica e dice addio al mondo delle arti con questo capolavoro; una vera gemma della letteratura mondiale.
Ti dico anche le canzoni che avrei voluto scrivere: La luce del Sole di Adriano Celentano e Sopra il giorno di dolore che uno ha di Ligabue. E se avessi una voce accettabile, aggiungerei anche Hells Bells degli AC/DC.

·       Il tuo motto

Il destino ti troverà per quanto lontano tu possa essere.
  
·       Progetti per il futuro

Continuare a dare il mio contributo e infondere speranza e coraggio nel cuore di quanti potrò raggiungere con le mie parole, finché avrò la forza e la passione per farlo. Non è il momento di lasciarci andare. È il momento di rinascere.

link:
http://radiomadeinitaly.it/wordpress/70631/

venerdì 25 luglio 2014

IL SEGRETO DELLE ERE



Un Viaggio tra Realtà e Leggenda, Religione e Mito,
Scienza e Coscienza, alla Scoperta di una Verità
che non può Continuare a Rimanere Nascosta


giovedì 24 luglio 2014

Chi Gioca con il Nostro Passato Mette in Pericolo il Nostro Futuro


Anunnaki ... cercatori d'oro spaziali ...
Adamo, lo "schiavo" creato per "obbedire" ...
Testi sacri che non sono più sacri ...
Satana il "vero" "liberatore" ....

E' arrivato il momento di dimostrare l'assurdità, l'infondatezza
e l'insolente ipocrisia di queste false dottrine,
che infangano senza pudore
lo splendore del potenziale umano,
troppo a lungo oppresso da simili follie
religiose, politiche e filosofiche.

La CREAZIONE è un atto d'amore.

Non ci si fa beffe dell'Uomo e di chi ci ha dato la Vita
solo per riempirsi le tasche di vile denaro.

CHI GIOCA CON IL NOSTRO PASSATO
METTE IN PERICOLO IL NOSTRO FUTURO

mercoledì 23 luglio 2014


NATI IN UNA GROTTA

Divinità e profeti, prìncipi e re, messia e personaggi celebri dell’antichità condividono la nascita in caverne e grotte; un enigma la cui soluzione si intreccia con un altro mistero che interroga gli studiosi di tutto il mondo: la singolare posizione della Camera del Re nella piramide di Cheope.

Antichi miti egizi narrano che, quattro millenni prima di Cristo, la dea Iside diede alla luce Horus in una caverna nascosta tra i giunchi del delta del Nilo; circa 3000 anni dopo, secondo la religione induista, la nascita del principe Krishna, ottavo Maha Avatara (Grande “Avatar”, incarnazione della divinità in un corpo fisico) del dio vedico Visnù, sarebbe avvenuta in una grotta della montagna sacra chiamata Meru; leggende greche tramandano che Rhéa partorì Zeus, signore degli dèi olimpici, in un antro del monte Díktē, a Creta, e suo figlio Hermes, in Grecia, venne al mondo in una grotta del monte Cillene; nella tradizione latina, i gemelli Romolo e Remo furono allevati dalla leggendaria lupa sul colle Palatino, in una caverna detta Lupercale; secondo i Veda, 1200 anni prima di Cristo, il dio solare Mitra nacque in una angusta caverna, come il celebre filosofo cinese fondatore del Taoismo, Lao Tzu, nato in una grotta nei pressi del villaggio di Chu'jen, nella Cina orientale, e Zarathuštra (noto anche con il nome di Zoroastro), profeta iranico, nato a Bactra, città della Battriana, in Persia, nel IV secolo a.C.; anche Gesù, secondo la tradizione popolare cristiana, sarebbe stato partorito in una modesta grotta poco distante da Betlemme.
Superata l’Era Glaciale, le condizioni climatiche più favorevoli consentirono il progressivo abbandono di uno stile di vita dedito esclusivamente alla lotta per la sopravvivenza e permisero all’Uomo di sperimentare le prime, rudimentali forme di aggregazione sociale organizzata; questo passaggio implicò un cambiamento nel modo di intendere caverne e grotte, non più considerate abitazioni di fortuna indispensabili per sopravvivere alla rigidità del clima e alla violenza della natura, ma santuari naturali che la Madre Terra aveva donato all’Uomo, ancestrale riparo contro le avversità del mondo, grembo protettivo e, allo stesso tempo, dispensatore di vita, come era intesa dalla cultura azteca, che collocava in una grotta la nascita del genere umano. Le caverne di tutto il mondo ci consegnano i più antichi graffiti rupestri incisi dall’Uomo, segni indelebili di civiltà perdute che hanno affidato alle ruvide pareti di questi luoghi nascosti la testimonianza pittorica della propria esistenza; in Grecia, la grotta era associata al culto di creature leggendarie come ninfe e fauni, mentre nei Paesi Baschi la dea Mari si manifestava nei pressi di antri ombrosi. Il cristianesimo fece sua e mantenne viva la sacralità delle grotte, come dimostra il culto dell’Arcangelo Michele il quale, nell’apparizione 490 d.C., chiese che fosse consacrata in suo nome una grotta sita sul Monte Sant’Angelo, in Puglia; anche l’abside e le nicchie delle chiese cristiane avevano lo scopo di riprodurre e rievocare, all’interno della struttura architettonica, l’ambiente raccolto e intimo delle grotte naturali.


La Stella dei Re

Tuttavia, l’importanza simbolica e mistica delle caverne non spiega perché miti e leggende di tutto il mondo condividano la tradizione che re, prìncipi, salvatori di popoli, redentori, profeti, portatori di civiltà, eroi e divinità sarebbero nati in una grotta e non, come sarebbe lecito attendersi, in sontuosi castelli o stanze fastosamente addobbate. Da quale fenomenologia ha origine questa singolare collocazione?
Un primo, importante indizio è fornito dalla ricca mitologia cinese, secondo la quale gli esseri celesti discendono sulla Terra servendosi di una grotta come luogo privilegiato del loro approdo; ma per una risposta completa, dobbiamo rivolgere la nostra attenzione all’Antico Egitto e alla stella cui era profondamente devoto: Sirio.
La levata eliaca di Sirio costituiva un momento fondante per il popolo del Nilo: in virtù della sua posizione prossima all’orizzonte, la stella si rendeva ciclicamente invisibile per un periodo di circa 70 giorni, al termine del quale sorgeva all’alba precedendo la nascita del Sole (da cui la definizione di levata eliaca, in quanto sorge assieme al Sole); tale rinascita si verificava in coincidenza del solstizio d’estate, giorno in cui il Sole registra la sua massima permanenza nel cielo e sancisce il simbolico trionfo della Luce sulle Tenebre; la levata eliaca di Sirio inaugurava l’inizio dell’anno egizio (come il nostro 1 gennaio) e, precedendo di qualche settimana lo straripamento del Nilo e la conseguente fertilizzazione dei campi con il suo prezioso limo, il ritorno della stella era inteso come l’artefice di un evento da cui dipendeva la sua sopravvivenza. Gli studi condotti in Custodi dell’Immortalità hanno dimostrato che l’incoronazione del nuovo re avveniva in coincidenza con questo straordinario fenomeno astrale, in virtù di un legame tra la stella e il concetto di sovranità che emerge con chiarezza dall’analisi del nome di Sirio nelle differenti culture: Kasista, in accadico, significa guida o principe; Tistar, presso i Persiani, vuol dire comandante; al-ši‘rā o al-shira, in lingua araba, si traduce capo, sovrano. Dalla medesima radice che compone il suo nome, sr, deriva il titolo inglese sir, che significa signore, e il sostantivo sire, comune nella stessa forma nella lingua italiana, inglese e francese, il cui significato è re. È noto, inoltre, che un’antica lettura della Cintura di Orione identificava le sue stelle con Tre Re che rendevano omaggio alla stel­la Sirio, il nuovo Re nascente, figlio del Cielo e della Terra, un’immagine che la tradizione cristiana ha adattato alle proprie esigenze convertendo Alnitak, Alnilam e Mintaka nei tre Magi che riveriscono il neonato Gesù, il Re dei Re.
Immaginiamo ora di osservare la levata eliaca di Sirio ponendoci sul lato ovest della piramide di Cheope; individuiamo Betelgeuse e Rigel, due delle quattro stelle che perimetrano la costellazione di Orione, e congiungiamole con Sirio, al momento non visibile perché al di sotto della linea dell’orizzonte.
 
Fig. 1: L’effigie del femminino sacro, tracciata in cielo dalle stelle
Betelgeuse, Sirio e Rigel, e il corrispettivo simbolo della sessualità maschile, sulla Terra,
identificato nel profilo della facciata ovest della piramide di Cheope. 

Si comporrà una figura simile ad una V, simbolo del femminino sacro ed efficace rappresentazione iconografica del grembo materno, recipiendario universale atto ad accogliere e dar forma al seme della vita che ad essa viene affidato (Ú). Il profilo bidimensionale della piramide di Cheope traccia la stessa figura, seppur con la punta rivolta verso l’alto (Ù), notoriamente associata alla virilità maschile e alla fecondità. Ma non è tutto:

“ (…) ruotando la figura n. 2 di 180° per agevolarne la lettura, si osserva che la Cintura di Orione interseca per­pendicolarmente il punto mediano della base Betel­geuse-Rigel, e la sua po­sizione coincide con quella occupata dallo Zed nella piramide di Cheope, il cui nome è leggibile scorrendo dall’alto verso il basso le lettere greche che identifi­cano le tre stelle (Z. E. D. Orionis, secondo la denominazione ad esse attribuita dall’astronomo Johann Bayer)”[1]

Fig. 2: Riproduzione capovolta della costellazione di Orione
e di Sirio che consente di cogliere le incredibili somiglianze
con la piramide di Cheope e la sua struttura interna.
Fig. 3: La piramide di Cheope e lo Zed,
la torre di granito custodita al suo interno,
individuata dal ricercatore italiano Mario Pincherle.

Gli antichi Egizi identificavano il Cielo con l’entità femminile (Nut) e la Terra con l’essere maschile (Geb), un’attribuzione conseguente al profondo legame tra la Piana di Giza e la costellazione di Orione; la ricerca condotta in Custodi dell’Immortalità ha evidenziato che lo Zed (l’organo riproduttivo maschile, simbolo di Osiride), custodito nella Grande Piramide, si congiungeva idealmente con Orione, in realtà la sua sposa celeste, Iside, per fecondarla e trasmettere le anime dei faraoni defunti nel suo grembo (le nebulose note con i codici di identificazione M42 ed M43) affinché potessero qui rinascere sotto forma di stelle. Nel viaggio che il Ba (l’anima secondo gli antichi Egizi) compie verso il Cielo, la piramide di Cheope assurge al ruolo maschile, in quanto portatore del seme nel grembo della ricevente, Orione che, in tale contesto, è la parte femminile; ma la perfetta identità speculare delle due formazioni triangolari in precedenza evidenziate sia in Cielo che sulla Terra, prefigura un legame che sottende una sorprendente versatilità dei ruoli. Se il passaggio ascensionale delle anime conferiva alla Terra l’identità maschile e al Cielo quella femminile, nel movimento discensionale i ruoli devono necessariamente invertirsi: il Cielo è fecondatore e portatore di vita, mentre la Terra riceve e accoglie nelle sue profondità, nel suo grembo, il seme divino che giunge dall’alto.
L’intersezione dei due triangoli compone il Maghen David, meglio noto come Scudo o Stella di Davide, emblema che il misticismo ebraico ha assunto come simbolo peculiare, ma il cui impiego era diffuso in tutto il mondo antico prima della formazione dell’identità israelita; come avremo notato, la posizione di Sirio coincide con il punto in cui è ubicata la Camera Sotterranea della piramide di Cheope.

Fig. 4: L’intersezione della piramide di Cheope e del Triangolo stellare Betelgeuse-Sirio-Rigel
compone la Stella di Davide, simbolo per eccellenza dell’unione del Cielo e della Terra.


La camera sotterranea

Sebbene gli Egittologi abbiano sempre sostenuto che la stanza ipogea era stata inizialmente concepita come la camera sepolcrale reale, poi abbandonata a causa dell’instabilità del terreno, vi sono valide ragioni per ritenere che, in realtà, svolgesse un ruolo ben più rilevante di quanto sinora riconosciuto. L’ineguagliabile perfezione architettonica delle altre strutture interne della Piramide (come ad esempio la Grande Galleria e la Camera del Re), in contrasto con l’apparente scarsa cura riservata a questo ambiente, suggerisce che la stanza sotterranea fosse una cavità sotterranea naturale lasciata volutamente incompiuta affinché preser­vasse l’aspetto di una grotta: nella solenne copulazione tra Cielo e Terra che da’ vita alla Stella di Davide, il vertice basso del triangolo stellare Betelgeuse-Rigel-Sirio (in questo caso, l’entità maschile) penetra la Terra (ora intesa come l’entità femminile) giungendo fino alla grotta appositamente adibita per accogliere il frutto di questa mistica unione: Sirio. È nella Camera Sotterranea che il Cielo insemina il grembo della Madre Terra e dona al mondo la Stella dei Re, deponendola nella grotta da cui infine sorge nel giorno della sua levata eliaca. È in virtù di questa complessa interazione di elementi terreni e celesti, umani e divini, che tutto il mondo attribuisce a re, principi, profeti e salvatori dell’Umanità la nascita in una grotta, in quanto segno di un’investitura ultraterrena, di una missione redentrice, di un’opera di cambiamento che si è chiamati a compiere. Coloro che nascono sotto l’egida di questo straordinario fenomeno sono considerati veri e propri doni con cui il Cielo gratifica la Terra, messaggeri e redentori che la deità consegna all’Uomo come prova del suo amore, Re e Prìncipi divini che discendono in una angusta grotta per venire a dimorare tra gli uomini.


Il mistero delle Camera del Re

L’ingresso principale della Grande Piramide immette in un cunicolo discendente, lungo 105 metri, che conduce alla grotta sotterranea; alla base della Grande Galleria, a circa 24 metri di altezza dal suolo, si trova uno stretto tunnel, chiamato Condotto dei Ladri perché si ritiene sia stato scavato da famelici cercatori d’oro, che si snoda nelle profondità del sottosuolo fino a intersecare il cunicolo discendente in prossimità della camera ipogea. L’interminabile corridoio originario, realizzato dagli architetti della piramide, è la prova che la Camera Sotterranea rivestisse un ruolo rilevante nel progetto globale della struttura, tale da indurre predoni e avventurieri a realizzare l’impervio tunnel dei Ladri, persuasi dalle leggende sorte attorno alla nota grotta che qui si potesse celare un’inestimabile tesoro.
La sua rivalutata importanza non solo spiega efficacemente l’origine del mito della nascita in una grotta, ma consente anche di svelare uno degli enigmi che accompagna da sempre l’unica superstite delle Sette Meraviglie del mondo antico: l’inconsue­ta collocazione della Camera del Re a 43 metri di altezza rispetto al livello del suolo, in una posizione che corrisponde a circa 1/3 della Grande Piramide. In un monumento dalle proporzioni così perfette, con margini di errore infinitesimali in tutti i rapporti, perché la stanza che avrebbe dovuto accogliere (secondo gli Egittologi) le spoglie mortali del faraone sarebbe stata ubicata ad un’altezza che non è giustificata da nessun parametro di simmetria o correlazione finora individuato?
Il motivo di una mancata risposta risiede nell’inspiegabile disinteresse degli studiosi nei confronti della grotta sotterranea. 
La scelta di collocare la Camera del Re in quel preciso punto

“può essere compresa solo se si considera la struttura della piramide di Cheope nel suo com­plesso, che include la camera sotterranea: sommando i 43 metri di altezza a cui si trova la Camera del Re con i 30 metri di profondità della stanza ipogea, otteniamo 73 metri. La piramide di Cheope era alta, in origine, circa 146 metri: 73 è la metà di 146”[2]


Fig. 5: La perfetta equidistanza della Camera del Re tra il vertice della piramide e la grotta sotterranea.


Come è evidente, la Camera del Re è stata realizzata esattamente nel punto mediano tra il vertice della piramide e la grotta sotterranea: puntando l’ago di un compasso al centro della Camera Reale, è possibile tracciare un cerchio che passa per la grotta sotterranea e il vertice della piramide. Una scoperta straordinaria che segna l’incipit di un nuovo capitolo nella storia degli studi sulla Piana di Giza; la grandiosità di questo progetto ha rivelato sinora solo una piccola parte del suo straordinario significato e del ruolo che doveva svolgere per gli antichi nell’incessante ricerca di un punto d’incontro tra l’umano e il divino, il finito e l’infinito, mirabilmente espresso nella connessione tra questi prodigiosi monumenti e la costellazione di Orione. Quanto esposto sinora è solo l’inizio di un’intrigante percorso che ci condurrà alla risoluzione di altri misteri.

Un dato su cui riflettere: la Camera del Re è stata provvista di due condotti che attraversano diagonalmente la piramide fino a giungere all’esterno; secondo gli esperti, quello sulla parete nord punterebbe verso Thuban (Alfa Draconis), stella principale della costellazione del Drago, mentre il canale ricavato nella parete sud indicherebbe una delle stelle della Cintura di Orione, Alnitak (Zeta Orionis). Anche nella Stanza della Regina sono stati realizzati due condotti: quello sulla parete rivolta a settentrione raggiunge idealmente Kochab (Beta Ursae Minoris), la seconda stella più luminosa della costellazione dell'Orsa Minore; quello di meridione si congiunge a Sirio. Seppur affascinante, questa interpretazione non spiega perché i canali punterebbero queste stelle appartenenti a costellazioni così diverse e prive di un nesso astronomico o mitologico; non chiarisce sufficientemente in quale momento si verificherebbe questo allineamento e, soprattutto, non dice perché i condotti realizzati sono quattro.

Ne Il Segreto delle Ere abbiamo dimostrato che, congiungendo le quattro stelle del perimetro della costellazione di Orione (che sono, in senso orario, Betelgeuse, Bellatrix, Rigel, Saiph) con Sirio, si compone una piramide capovolta di cui Cheope è la perfetta riproduzione speculare, e in scala ridotta, sulla Terra. L’immagine bidimensionale che abbiamo proposto in precedenza si arricchisce di una visione, ora tridimensionale, che vede due piramidi, una stellare e una terrestre, entrambe dotate di uno Zed (che simboleggia l’organo riproduttivo maschile) ma strutturate in modo da essere anche in grado di svolgere la funzione ricevente propria del ruolo femminile.

(la conclusione nel n. 66 di aprile 2014 della rivista Fenix, diretta da Adriano Forgione)




[1] Piero M. Ragone, Il Segreto delle Ere, Macro Edizioni, dicembre 2013, p. 131. 
[2] Piero M. Ragone, Il Segreto delle Ere, Macro Edizioni, dicembre 2013, pp. 139-140.


martedì 22 luglio 2014


UN NUOVO MESSIA

Il Segreto delle Ere (Macro Edizioni) rivela uno straordinario disegno millenario che accompagna l’Uomo sin dalla sua comparsa sulla Terra: la corrispondenza di alcune costellazioni zodiacali con specifiche regioni sudorientali del bacino mediterraneo indica il luogo e il tempo dell’Avvento dei Messia. In passato e in un futuro prossimo.

Ogni volta che il mondo della ricerca ha affrontato lo studio della figura di Gesù, cristianamente inteso come il Messia, il Figlio di Dio, l’argomento ha suscitato imbarazzo e perplessità; non solo perché evoca tematiche evangeliche ed escatologiche nei confronti delle quali la scienza ha sempre mostrato scetticismo ma, soprattutto, perché gli studi intrapresi negli ultimi anni hanno messo fortemente in dubbio la sua veridicità storica e sollevato la questione se il discorrere della presenza messianica abbia ancora senso nel contesto sociale contemporaneo, così mutato nelle aspirazioni e nel modo di rapportarsi alla materia religiosa. L’Uomo del nuovo millennio ha bisogno di un Messia? Nel nostro mondo ha ancora senso parlare di Messia?
Influenzato dal dogma dell’unicità dell’evento da cui è nata la religione cristiana, il pensiero occidentale ha sempre identificato Gesù come il solo Messia, confinando implicitamente un intervento divino così diretto e decisivo nelle vicende umane in un unico momento storico, risalente a più di duemila anni fa, e in un luogo circoscritto della Terra, l’antica Palestina.
Complice la clandestinità cui la fede in Gesù è stata costretta nei primi secoli della sua esistenza, il Cristianesimo ha avuto una genesi tortuosa, differente da religioni come l’Islam, e non può vantare un archivio storico delle proprie origini equiparabile a quello dell’Ebraismo; la dottrina cristiana a noi oggi nota si fonda su pochi e contradditori scritti (il Nuovo Testamento), la cui autenticità è costantemente messa in dubbio da studiosi di tutto il mondo. Soprattutto negli ultimi tempi, l’indirizzo della ricerca storica e archeologica si è profusa in un’invettiva anti cristiana che ha raggiunto un’aggressività forsennata nei confronti dei suoi testi sacri (la Bibbia) e della sua figura principale (Gesù).
Una presa di posizione irriverente nei confronti di una fenomenologia che non riguarda solo la realtà occidentale, ma che è condivisa in tutto il pianeta tanto dai popoli dell’antichità quanto dalle confessioni del nostro tempo; l’attesa e la certezza dell’intervento divino nelle vicende umane è patrimonio fondamentale delle culture di tutto il mondo, e i testi sacri di ogni religione rappresentano sia la testimonianza di un contatto passato, sia la speranza di un futuro, nuovo ritorno.


Un Sole in Cielo, un Sole sulla Terra
 

In principio, Il Segreto delle Ere si proponeva di proseguire lo studio dei misteri dell’Antico Egitto inaugurati da Custodi dell’Immortalità, concentrandosi in particolare sull’enigmatico faraone Akhenaten; il lavoro su questo misterioso personaggio, e le sospette somiglianze della sua vita e delle finalità del suo agire con quelle del biblico Mosè (sull’analisi dettagliata delle due figure rimando alla lettura del testo), hanno rivelato una realtà sconcertante: il movente occulto delle vicende umane non è nelle dinamiche politiche, sociali, religiose, economiche o belliche addotte dalla Storia ma un principio, antico quanto il mondo, che impone agli uomini di tradurre la geografia stellare sulla Terra e di seguirne pedissequamente i movimenti. Perché? Quale obiettivo si doveva perseguire?
Per rispondere a questa domanda, abbiamo riconsiderato il lavoro di Robert Bauval, già oggetto di approfondimento in Custodi dell’Immortalità; secondo l’autore de Il Mistero di Orione, la corrispondenza tra le tre piramidi della Piana di Giza e le tre stelle della Cintura di Orione aveva il duplice scopo di fissare, con riferimenti astronomici, l’epoca in cui erano state realizzate e, attraverso una complessa cerimonia, trasferire le anime dei faraoni nel grembo della costellazione di Orione, luogo del loro riposo eterno.
Un’opera così esemplare e di rara perfezione non può essere considerata un episodico esercizio che aveva impegnato gli antichi Egizi in uno sforzo architettonico straordinario, ma fine a se stesso, per collegare la Terra al Cielo. Il Segreto delle Ere dimostra che la corrispondenza tra Giza e Orione è il perno che consente la corretta sovrapposizione di alcune costellazioni zodiacali dell’emisfero boreale con specifiche regioni sud orientali del bacino mediterraneo, allo scopo di adeguare le vicende terrestri ai movimenti astronomici; in tal modo, all’ingresso del Sole in una nuova dimora zodiacale sarebbe corrisposto un avvenimento di rara importanza sulla Terra: l’Avvento del figlio di Dio (o degli dèi). In tutto il mondo si narra di personaggi straordinari, inviati dalle divinità per affrancare il genere umano da uno stile di vita corrotto, liberarlo dalle grinfie del male e guidarlo verso un più elevato grado di sviluppo e civilizzazione: Viracocha per gli Inca, Kukulkàn per i Maya, Quetzalcóatl per gli Aztechi, Thoth, Osiride, Horus per gli Egizi, Mitra, Surya in Medio Oriente e, infine, Mosè e Gesù nel mondo ebraico e cristiano.

Le costellazioni zodiacali situate al disopra di Orione;
le regioni sudorientali del bacino mediterraneo, con l’Egitto e la Palestina in evidenza.

Questi personaggi sono definiti in vari modi: eletti, messaggeri, avatar, prescelti, figli di Dio, figli del Cielo; noi, attenendoci alla formula ebraica, li chiameremo Messia, un termine che deriva dall’ebraico mashīa, traducibile come “l’unto”, “il prescelto” ma che, col tempo, ha assunto il più ampio significato di “atteso liberatore o salvatore”.

La speranza in un futuro ritorno dei Messia è il cuore pulsante di ogni fede e l’anima di tutte le religioni: gli Inca attendono Viracocha e i Maya Kukulkan; gli induisti sostengono che Visnu ha dieci reincarnazioni, o Avatar, l’ultima delle quali, Kalki, nascerà alla fine dell’Era contemporanea, la Kali Yuga; per il Cristianesimo, Gesù è stato l’unico figlio di Dio, giunto sulla Terra per redimere l’Umanità, ma farà ritorno per concludere la sua missione redentrice; l’Ebraismo, non credendo nell’identità messianica di Gesù, ritiene che l’unto del Signore, in greco Χριστός (Christòs), debba ancora giungere.
Questa attesa è un mero vagheggiamento religioso e un miraggio privo di fondamento, oppure è possibile individuare tracce di verità in una speranza che, nonostante i dinieghi della storiografia moderna (secondo la quale, tanto i vari Thoth, Osiride, Horus, quanto i biblici Mosè e Gesù non sono mai esistiti), continua ad essere viva in tutto il mondo?
Le rispettive culture hanno identificato Horus, Surya, Mitra e Gesù e molti altri semidèi con il Sole; non a caso, si celebrava la loro nascita nella stessa data, il 25 dicembre, giorno in cui, dopo il solstizio invernale, il Sole rinasceva avviandosi trionfalmente verso il solstizio estivo.

“Il termine Sole deriva dal latino sol, che in inglese si tradu­ce sun, versione moderna dall’antico britannico sunne (proto­germanico sunnon, gotico sunno); dalla radice sn deriva il so­stantivo son, che vuol dire “figlio”, la cui forma antica era sunu (indoeuropeo sunu, protogermanico sunuz, gotico sunus). In lingua tedesca, figlio si dice sohn, mentre Sole si traduce sonne. L’evidente origine comune delle forme son e sun consente di stabilire un legame tra i sostantivi figlio e Sole.”[1]

Se i Messia inviati da Dio (o dagli dèi) rappresentano il Sole sulla Terra, per effetto della legge ermetica, secondo cui come è in Cielo, così deve essere in Terra, l’ingresso del Sole in una nuova dimora zodiacale coincide con la nascita del nuovo Sole tra gli uomini, nel luogo e nel tempo indicati dalla corrispondenza che abbiamo rilevato.
Il lavoro di ricerca condotto ne Il Segreto delle Ere ha mostrato come le Ere trascorse (Gemelli, Toro, Ariete) e quella attuale (Pesci) hanno beneficiato della Venuta di un Messia che non è, quindi, una peculiarità di un solo luogo e di un’epoca storica, ma un fenomeno periodico scandito dal transito del Sole da una costellazione zodiacale alla successiva. È una scoperta dalle conseguenze decisive: se in ogni Era si è verificato l’Avvento di un Messia, siamo sicuri che ciò accadrà anche in futuro. È questo Il Segreto delle Ere, la conferma che gli avventi messianici sono una certezza storica, documentabile, reale, e non una speranza alimentata dal fervore religioso (..).

(il seguito nel n.65 del marzo 2014 della rivista Fenix, diretta da Adriano Forgione)


[1] Piero M. Ragone, Il Segreto delle Ere, Macro Edizioni, 2013, p. 170.

Non siamo stati creati per essere schiavi

La connessione tra le tre piramidi della Piana di Giza e le tre stelle della cintura di Orione, ormai accettata anche dall’ortodossia archeologica, non è soltanto un’episodica riproduzione sulla Terra di una porzione del Cielo, ma il fondamentale punto di ancoraggio tra Cielo e Terra che consente la corrispondenza di determinate costellazioni Zodiacali con alcune regioni del bacino sud orientale del Mar mediterraneo: la costellazione del Toro con il delta del Nilo, il nord del Sinai con la costellazione dell’Ariete ecc.
Questo intrico di corrispondenze è stato ideato da “Chi” ha creato l’Uomo affinché si comprendesse, sin dall’alba dei tempi, il progetto di “intervento” ideato che guida la nostra evoluzione: quando il Sole (SUN) entra in una nuova dimora zodiacale, un SON (Messia, Messaggero, o Avatar, ogni religione lo chiama secondo le sue consuetudini) nasce sulla Terra, nella regione e nell’Era corrispondenti alla nuova casa zodiacale del Sole. Così è accaduto nelle Ere precedenti; così accadrà nella prossima Era: sorgerà un nuovo Messia.
Sappiamo già che la maggior parte degli uomini cui sono attribuite caratteristiche divine vengono identificati con il Sole; Mithra, Apollo, Horus, Gesù e molti altri erano considerati il Sole in Terra. Per questo non possiamo credere che, nell’innalzare le loro preghiere al Padre, si rivolgessero al Sole (SUN): se sono essi stessi il SUN sulla Terra, il Padre cui si rivolgono dev’essere qualcun altro. Nel giorno della Levata Eliaca di Sirio, Il Sole (SUN) sorge sempre alla sua destra; secondo la Bibbia, il figlio (SUN) siede alla destra del Padre. E, senza disperdermi con maggiori dettagli, le prove in tal senso abbondano: per i popoli antichi che abitavano queste regioni, il Sole (SUN) (e, con esso, la Terra) è figlio (SON) di Sirio.
Chiunque ci abbia fatto dono della vita ci considera suoi FIGLI.
FIGLI; non schiavi, non servi, non cavie, non esperimenti di laboratorio create per soddisfare l’avidità di Anunnaki spaziali venuti sulla Terra per cercare oro. I nostri PADRI CELESTI (da non confondere con i Vigilanti descritti da Enoch che boicottano le intenzioni propositive di chi ci ama) ci considerano loro FIGLI: quale PADRE metterebbe al mondo un figlio per esperimento?
Dagli anni ’60 ad oggi, la teoria degli Antichi Alieni ha impresso una svolta fondamentale verso la comprensione delle vere origini dell’Uomo, stabilendo la connessione “antiche divinità - angeli – alieni”; tuttavia, persistere nell’idea che l’uomo sia stato creato per essere SCHIAVO, non è solo inesatta, ma mortifica la dignità umana e dà adito ad ogni sorta di giustificazione della nostra inarrestabile involuzione (se siamo nati per essere schiavi, non si può pretendere da noi nulla di più) e delle devastazioni che compiamo in nome del nulla.
L’Uomo è stato creato con un nobile scopo, insito nel processo di evoluzione dell’Universo; l’Uomo è la delizia del Creato e, se vogliamo avere un futuro, abbiamo l’obbligo impellente di prender coscienza della nostra importanza, del nostro valore, del nostro ruolo, per esser degni di chi, nonostante tutto, continua ad amarci.

Il Segreto delle Ere


lunedì 21 luglio 2014


Sono voce di uno che grida nel deserto



"... Dio mi aveva prescelto sin dal grembo di mia madre ... "






"... Vedrete il figlio dell'Uomo seduto alla destra di Dio ..." 





Il Messia che verrà

IL SEGRETO DELLE ERE
E
IL MESSIA CHE VERRÀ

A partire dal secondo dopoguerra e, in maniera più convinta, agli inizi del nuovo millennio, la cripto-archeologia è approdata a conclusioni che hanno profondamente influenzato l’approccio dell’Uomo alla religione, ai testi sacri, e modificato le attese riguardo noi stessi, il futuro che ci attende e l’alterità che il cielo gelosamente “cela”.

Tra il creazionismo biblico, ormai percepito come sbiadito superstite di un’Età oscura e superstiziosa, e il darwinismo scientifico (“le specie viventi si evolvono per adattarsi all’ambiente circostante”), si sta imponendo una nuova ipotesi secondo la quale le divinità di cui parlano i testi sacri di tutto il mondo sono, in realtà, alieni che in tempi remoti hanno visitato la Terra, ridefinendo in tal modo il concetto di Dio e il rapporto dell’Uomo con esso. Con tutto ciò che ne consegue.

Se lo slancio di questa teoria offre notevoli spunti di riflessione, è pur vero che ha prodotto esagerazioni spesso sconcertanti, con l’onnipresente spiegazione extraterrestre che risolve ogni lacuna storica e che si erge a verità assoluta, in contrapposizione alle menzogne diffuse per millenni da abili manipolatori al servizio ora dello Stato, ora della Chiesa. Accade così che l’incubo fantascientifico di datati movie anni Cinquanta come La Guerra dei Mondi e Ultimatum alla Terra diventino profetiche visioni di una verità celata all’Uomo da complotti mondiali, e che le basi UFO su Marte e sulla Luna, o i capi di Stato che si trasformano in rettiloidi, risultino più credibili del fiat lux et lux fuit, di Adamo ed Eva, dell’Eden, del concepimento sine peccato o di una nascita in una grotta.

In un’epoca così pronta ad accogliere nuove idee, desiderosa come mai prima di conoscere le proprie origini e il proprio futuro, il ricercatore si è lasciato sedurre dalla tendenza del pubblico a fagocitare le tesi più improbabili, che non solo minano la credibilità del mondo della ricerca, ma che rischiano di compromettere l’evoluzione umana; si pensi alla follia nazista della razza ariana dominante, un pensiero che oggi appare risibile e delirante,ma che ha condotto ad una guerra mondiale costata sessanta milioni di morti.

Il nugolo di sospetti cospirativi, la ricerca ossessiva della presenza aliena e l’impulso insaziabile di depredare la materia religiosa per scovarvi menzogne, inganni, truffe perpetuati ai danni dell’Umanità impongono una domanda: il caos che ne deriva ha effetti benefici sul nostro futuro? Chi si prodiga in questo rapace proselitismo ha realmente a cuore il progresso e la libertà dell’Uomo? 


Un punto di ancoraggio: Giza – Orione.

Quando, nel 1994, il mondo della ricerca fu scosso da Il Mistero di Orione di Robert Bauval e Adrian Gilbert, lo studio dei monumenti sacri dell’antichità si arricchì di una nuova chiave interpretativa, secondo la quale la maggior parte di essi riproduceva alcune costellazioni (o parti di esse) ed era orientata in base alla loro posizione nel cielo. Attenti studi hanno rilevato che questa consuetudine era diffusa in tutto il mondo, inducendo a ipotizzare l’esistenza di un progetto planetario di traduzione sulla Terra dell’ordine e della armonia dei cieli.

Secondo Bauval, i costruttori delle tre piramidi della Piana di Giza (Cheope, Chefren, Micerino) riprodussero le tre stelle della Cintura di Orione (Alnitak, Alnilam, Mintaka) per stabilire un collegamento tra Cielo e Terra dalla duplice finalità: fissare, attraverso il linguaggio universale dell’astronomia, l’epoca in cui sono state edificate; condurre le anime dei defunti nel grembo della costellazione di Orione, visto come luogo del riposo eterno o come passaggio verso un’altra dimensione.

Quale scopo cela la necessità di riportare le costellazioni sulla Terra? È possibile che il legame tra la Piana di Giza e Orione fosse solo il primo punto di contatto, l’unico finora individuato, dal quale dipendono altre correlazioni tra Cielo e Terra che sono determinanti per la Storia dell’Uomo?

Nel 4540 a.C. il Sole assunse la costellazione del Toro come nuova dimora zodiacale, inaugurando l’Era del Toro (4540 a.C. - 1865 a.C.), la cui prima metà coincide con il Neolitico Badariano egizio (4400 a.C. – 3900 a.C.) e con l’Età Predinastica (4000 a.C. – 3100 a.C.); è in questo arco di tempo che, secondo il mito egizio, Iside diede alla luce suo figlio Horus nelle paludi del delta del Nilo e che, sempre nel Basso Egitto, si diffuse il culto della dea Hathor, la Vacca Celeste, effigie della costellazione del Toro e nutrice del dio Horus. Il nome Hathor significa letteralmente: luogo in cui nasce Horus, e il nesso tra il Toro e Horus è esplicito anche negli epiteti (Toro Vittorioso, Toro Possente ecc.) con i quali il figlio di Iside era noto.

   
Il punto di ancoraggio costituito dalla corrispondenza tra la Piana di Giza e la Cintura di Orione, consente la coincidenza della costellazione del Toro con il Basso Egitto e la parte settentrionale della penisola del Sinai.


“Durante l’Antico Regno, il territorio egizio era suddiviso in distretti o nomoi, venti dislocati a nord, ventidue a sud. I nomi dei distretti del Basso Egitto contenevano espliciti riferimenti alla Vacca Celeste o al Toro: il secondo nomos, a ovest del Nilo, si chiamava Zampa Anteriore della Vacca, il sesto nomos era noto come la Montagna del Toro, il decimo era il Toro Nero. Confrontando una cartina astronomica e una mappa dell’Egitto in modo che le piramidi della Piana di Giza coincidano con la Cintura di Orione (…), constatiamo che la costellazione del Toro corrisponde al delta del Nilo e alla parte settentrionale del Sinai.”  (1)

               Il distretto della Zampa Anteriore della Vacca nel Basso Egitto.
La corrispondenza tra la costellazione del Toro e la parte settentrionale dell’Egitto dimostra che la Piana di Giza e la Cintura di Orione costituiscono solo il punto di ancoraggio visibile di un progetto ben più ampio, che non si limita all’estemporanea riproduzione sulla Terra di una porzione di Cielo, ma rivela la coincidenza di alcune costellazioni zodiacali dell’emisfero boreale (Gemelli, Toro, Ariete, Pesci) con le regioni sud orientali del bacino mediterraneo, dal confine tra Libia ed Egitto fino al fiume Giordano. Così come il Sole procede in senso antiorario lungo la linea dello Zodiaco, da ovest verso est, allo stesso modo l’epicentro della Storia si è spostato dall’Egitto ad Israele con l’Esodo, il cui autentico scopo è analizzato con dovizia di particolari ne Il Segreto delle Ere.
I miti delle antiche civiltà sono accomunati dalla presenza di personaggi inviati sulla Terra da un Entità Suprema con il compito di riportare ordine, equità e giustizia, elevare il grado di civilizzazione e redimere l’Umanità dai suoi errori e dall’oppressione del Male: Thoth, Osiride, Horus in Egitto, Zoroastro (Zaratustra in lingua avestana) e Mithra secondo i Persiani, Mosè per gli Ebrei, Krishna nella religione induista, Viracocha per gli Inca, Quetzalcóatl presso gli Aztechi o Kukulkàn presso i Maya, Gesù nel pensiero cristiano. Il Segreto delle Ere rivela che il loro avvento è sempre coinciso con l’ingresso del Sole in una nuova dimora zodiacale, come se il passaggio da un’Era alla successiva abbia imposto, e continui ad imporre, la comparsa di un figlio del Cielo. Qual è il nesso tra il Sole e la nascita dei messaggeri della Divinità Suprema? È noto che la tradizione identifica ognuno di essi (Horus, Krishna, Mithra, Gesù) con il Sole;

“Il termine Sole deriva dal latino sol, che in inglese si traduce sun, versione moderna dall’antico britannico sunne (proto-germanico sunnon, gotico sunno); dalla radice sn deriva il sostantivo son, che vuol dire “figlio”, la cui forma antica era sunu (indoeuropeo sunu, protogermanico sunuz, gotico sunus). In lingua tedesca, figlio si dice sohn, mentre Sole si traduce sonne. L’evidente origine comune delle forme son e sun consente di stabilire un legame tra i sostantivi figlio e Sole.” (2)

Com’è in cielo, così sia in Terra; l’identificazione dei figli della divinità con il Sole conduce ad uno dei temi fondamentali de Il Segreto delle Ere: l’ingresso del Sole/Sun in una nuova dimora celeste determina la nascita di un nuovo Figlio/Son sulla Terra. Il mondo li chiama avatar, messaggeri, eletti, profeti, figli di Dio, prescelti; noi li chiameremo Messia.
La corrispondenza delle costellazioni zodiacali con alcune regioni terrestri è stata concepita per un preciso scopo: indicare, Era dopo Era, il luogo e il tempo dell’Avvento del nuovo Messia. Il dogma cristiano secondo il quale Gesù sarebbe l’unico e il solo Messia inviato da Dio non rende giustizia alla grandezza del progetto sin qui descritto: l’intervento divino non si è manifestato in un unico luogo e in un solo momento storico, ma si compie con l’Avvento di un Messia in ogni Era, come è accaduto in passato e come accadrà in un futuro prossimo.

La “Piramide del Cielo” composta dalle quattro stelle che perimetrano Orione (Betelgeuse, Bellatrix, Rigel, Saiph) e da Sirio; si noti il nome Z.E.D. composto dalle tre stelle della Cintura di Orione, di cui la Piramide di Cheope e l’immagine terrestre perfettamente speculare.

Dinanzi alla magnificenza di un disegno tanto complesso quanto lungimirante, non si può non ravvisare un intervento che è stato ideato a beneficio della razza umana ma di chiara matrice non umana: qualunque sia il remoto angolo dell’Universo da cui provengono, coloro che hanno donato la vita all’Uomo non lo hanno mai abbandonato. La loro infinita bontà ha accettato che l’Uomo perseguisse la via del libero arbitrio, pur sapendo che lo avrebbe condotto a macchiarsi di indicibili orrori e a mettere a repentaglio la sua sopravvivenza. Ne Il Segreto delle Ere, il progetto è rivelato con chiarezza: essi non hanno mai smesso di credere in noi e di tentare di strapparci alla cieca follia del nostro agire, intervenendo nella Storia in modo discreto ma deciso, nella speranza che il messaggio fosse colto e perseguito; un intervento quasi impercettibile, ma che testimonia una vigilanza costante sull’evoluzione dell’Umanità, della quale sono Padri, non Creatori. Ma, allora, chi e perché ci ha fatto dono della vita?


Cacciatori d’oro spaziali? 

Tra il 1968 e il 1976, eminenti studiosi di tutto il mondo hanno contribuito alla elaborazione di una teoria che, da modesta e parziale interpretazione dei fatti, è stata assunta come unica, incontrastata certezza in un sistema labirintico di congetture che ormai fatica a distinguere la realtà oggettiva dalle sue pindariche elaborazioni.
Certi che le prove sin qui addotte da tali studiosi siano insufficienti, contraddittorie e per nulla esplicative, rigettiamo l’idea che la vita umana sia il frutto di un improvvisato esperimento genetico condotto da scienziati alieni, il risultato di un blando procedere per prove ed errori al fine di ottenere lo schiavo perfetto da impiegare nella ricerca della quantità d’oro necessaria per riparare l’atmosfera morente del misterioso pianeta Nibiru. La teoria dell’Anunnaki (in sumerico: “coloro che dal cielo scesero sulla terra”), approdato sul nostro pianeta in cerca di oro, si fonda su alcuni princìpi: non esiste un solo dio, ma una moltitudine di dèi; questi dèi sono, in realtà, alieni; gli alieni sono capricciosi e avidi di oro; la Creazione è un atto di manipolazione genetica; la vita umana è il risultato di un esperimento; l’Umanità è stata creata per esigenze pratiche e materialistiche.
Niente paradiso, purgatorio e inferno; niente amore, perdono, assoluzione, salvezza, niente lotta tra luce e tenebre; nessuno scopo, nessun regno dei Cieli, nessuna fine dei tempi, nessuna speranza, nessuna ricerca interiore di Dio, nessuna elevazione spirituale, nessuna anima che fa ritorno in Cielo.
Ipse dixērunt: l’essere umano è una cavia da laboratorio, un ibrido tra alieno e ominide, né dio né scimmia, non voluto, non amato, imperfetto, solo e senza scopo, sospeso tra cinquemila anni di illusioni in cui è vissuto nel passato e un futuro di mesta disillusione.
Ma sarà davvero così?
A partire dal XV secolo, l’Umanesimo aveva coraggiosamente superato l’oscurantismo alto medioevale con una rinnovata celebrazione dell’essere umano; questa corrente di pensiero affermava che l’Uomo possiede capacità illimitate di conoscenza, progresso e sviluppo in grado di affrancarlo dalla condizione di colpa e sottomissione cui il regime ecclesiastico lo aveva costretto nel precedente millennio. La rivalutazione della dignità umana non implicava un agire al di fuori dei confini della religione e in contrapposizione con il divino; al contrario, essendo l’Uomo stesso imago dei, la sua operosità e la bontà delle sue azioni potevano riavvicinarlo a Dio, restituendogli lo scettro di creatura perfetta in un mondo perfetto.
Se tali nobili princìpi hanno condotto a straordinari progressi in campo scientifico, tecnologico, etico, e a grandi produzioni artistiche e letterarie, quale dignità si conferisce all’Uomo riducendolo ad un prodotto di laboratorio, un OGM, un esperimento genetico compiuto affinché gli dèi avessero i loro schiavi provetti? Quale progresso vi è per l’Umanità nel sostituire il Dio vendicativo e inflessibile della Bibbia con una masnada di extraterrestri che crea senza nobili scopi, colonizza, sfrutta, depreda e poi fugge?
In nessun momento della Storia l’Uomo si era accanito con tanto disprezzo su quanto ha sempre ritenuto sacro e inviolabile; mai come ora la ricerca aveva profuso i suoi sforzi nello screditare tanto Dio quanto l’Umanità, diffondendo una sconfortante e insensata sfiducia verso se stesso, il futuro, il cielo. Ateismo, materialismo, cinismo e indifferenza sono metastasi di un male che si chiama nichilismo e del quale tutto il mondo sta tornando ad essere vittima.
Denigrare la fede dell’Uomo equivale a denigrare l’Uomo; delineare un’immagine insulsa e effimera dell’Uomo equivale a delineare un’immagine altrettanto svilita della divinità; disprezzando chi ci ha donato la vita, si disprezza il dono stesso della vita.

Eravamo la delizia del Creato; siamo stati ridotti ad uno scherzo genetico, un blando svago realizzato in provetta, senza null’altro che l’istinto animalesco di riprodurci e distruggere, fagocitare e sopprimere, modificare, creare senza etica, così come avrebbero fatto quelli che, a loro volta, hanno creato l’Uomo solo per cinico e utilitaristico diletto.
Non possiamo accettarlo. Non solo perché è offensivo e oltraggioso nei confronti della scintilla divina che risplende in ogni essere umano, persino in quelli che la negano con risate beffarde; non lo accettiamo perché è palesemente falso. È in gioco la dignità, il rispetto, la sopravvivenza dell’Uomo, e tali affermazioni non rendono giustizia tanto all’Uomo quanto alla superiorità evolutiva di chi ha voluto la nostra esistenza per uno scopo riassumibile in una parola che oggi risuona imbarazzante nei corridoi della scienza e nel borioso mondo della ricerca: AMORE. La nascita dell’Uomo è un atto d’amore, lo stesso amore che, in natura, lega un padre ad un figlio. E Il Segreto delle Ere ne è la prova.
In quanto ricercatori, siamo interessati a conoscere il nostro passato, scoprire le nostre origini e comprendere quando e dove il tutto ha avuto inizio; ma, in quanto uomini, siamo consapevoli che la scoperta del Segreto delle Ere consente di guardare con rinnovata fiducia al nostro domani, certi che la presenza di chi ci ha fatto dono della vita non è mai venuta meno: se ogni Era ha beneficiato dell’Avvento di un Messia, non vi è alcun dubbio che questo accadrà anche in un futuro non troppo lontano. Non è un dogma religioso, non è un atto di fede legato ad un Credo, ma una certezza storica che impegna ognuno di noi ad una profonda riflessione sullo stato di salute della nostra coscienza: siamo davvero pronti per un simile avvenimento? comprendiamo il significato e la portata di un nuovo Avvento messianico? Saremo in grado di preparare le future generazioni ad accogliere colui che verrà?
Infondere il dubbio è più semplice che costruire certezze. Il Segreto delle Ere parla con umiltà e coraggio alla speranza ancora viva nei cuori di chi ha l’umiltà di voler ascoltare: il nostro compito è far comprendere chi sono i nostri Padri e di quale natura era, ed è, il rapporto che intercorre tra loro e noi; la nostra missione è preparare la Strada. Un piccolo contributo per una grande causa.

 (1) Piero M. Ragone, Il Segreto delle Ere, Macro Edizioni, 2013, pp. 87-88.
 (2) Piero M. Ragone, Il Segreto delle Ere, Macro Edizioni, 2013, p. 170.