PIERO RAGONE è filosofo, ricercatore, scrittore, studioso di religioni e di esoterismo. Il suo campo d’indagine è tutto ciò che la scienza non è in grado di spiegare. Laureato in Filosofia nel 2001, consegue due master e nel 2017 riceve la laurea honoris causa in Scienze Esoteriche. Autore di numerosi testi di successo, è ospite di convegni nazionali ed internazionali e il suo nome è accostato ai maggiori interpreti della ricerca italiana e mondiale.

lunedì 30 aprile 2018

PRAECLARUM CUSTODEM OVIUM LUPUM

Ottobre 2008: i Cradle of Filth pubblicano Godspeed on the Devil's Thunder; la canzone cardine dell’ottavo album in studio dei re del black metal sinfonico è Honey and Sulphur (“Miele e zolfo”), costruita su un refrain in latino che apre e conclude il brano; la monotonale, rigida cantilena in chiusura di H&S è una glaciale ricostruzione del clima greve di un’orrida Missa Negra.
Il ritornello latino, Praeclarum Custodem Ovium Lupum, liberamente tradotto “Il miglior guardiano del gregge è il lupo” è tratto dalle Filippiche di Cicerone, triste e severa constatazione della condizione del "gregge" umano che, incapace di affidarsi ad un Buon Pastore, necessita della forza e della paura per esser piegato, controllato e ricondotto all’ovile. 
L’analisi è impietosa: siamo un gregge che non sa disciplinarsi e che, per vivere pacificamente, deve auspicare la presenza minacciosa di un lupo famelico. La paura è l’anestetico con cui veniamo assopiti; la forza, il pugno duro, ordine e ordini sono le leggi dinanzi alle quali la presunzione di esser indipendenti e liberi crolla mestamente. 
L'impressione è che, in presenza di un dittatore gutturale, aggressivo e carismatico, oggi molti sceglierebbero spontaneamente di sottomettersi al suo bieco volere.
È davvero così?

Poco noto in Italia, il film "Lui è Tornato" (in tedesco Er ist wieder da) racconta la singolare storia di un Adolf Hitler tornato in vita nella Germania del 2014; costretto a districarsi in un habitat sociale diverso da quello che aveva costruito e che sognava per il futuro, il Führer redivivo parla con risolutezza, ottiene un successo mediatico fulmineo e, infine, comincia a reclutare fanatici volontari che aspirano a diventare il suo rinato Corpo di Guardia (le SS). 
Il tema della pellicola è come Hitler si rapporterebbe alla modernità e come la modernità reagirebbe ad Hitler: siamo pronti ad affrontarlo? Dopo le dure lezioni impartite dalla Storia, l’Umanità ha maturato la giusta consapevolezza per ignorare un falso Pifferaio Magico che solleva popolo contro popolo, muove gregge contro gregge e che costruisce un programma politico di odio e violenza (e, quindi, vincente) sul principio dell’ANTI e del sub-umano?
Io dico di no.
L’Umanità continua ad esser debole, immatura e incapace di resistere alla tentazione di affidarsi a belve che appaiono forti e decise (vedi l’esempio degli USA con Trump), che ricorrono alla minaccia sistematica come linguaggio diplomatico internazionale (“Le mie bombe sono più grandi e belle”, “Le nostre bombe sono buone”, “La Madre di tutte le Bombe” è materiale da lettino dello psichiatra). 

Sotto strati impietosi di smorfie, trucco e e ritocchi Photoshop, non c’è un corpo e non c’è un’anima. C’è quel buio che seduce come il Paese dei Balocchi. E in tanti ci cascano perché vogliono cascarci. L'odio attira odio. Il bugiardo si circonda di bugiardi.

Il "gregge" umano non è pronto per il Buon Pastore.
Per questioni cronologiche, Hitler (1889-1945) non ha potuto assistere alle performance della band di Dani Davey, che è stata fondata nel 1991, e non ha potuto ascoltare Honey & Sulphur (che avrebbe comunque disprezzato), ma era certamente a conoscenza dell’efficacia del proverbio latino, dato che a volte firmava con lo pseudonimo, Wolf, “lupo”, e chiamava le SS il “mio branco di lupi”. 
Tutto torna.
Un dittatore sta al popolo come un lupo al gregge; il suo scopo è condurci in un luogo sicuro? No, è sua intenzione divorarci.
E, prestate attenzione, il "lupus" di H&S dei Cradle non è Hitler; Hitler era solo un fantoccio di carne ed ossa, come tanti lo sono stati prima e lo sono ancora oggi.

Ci Vediamo al Bivio, Ragazzi.
VVB 

venerdì 20 aprile 2018

UN DARUMA NON CADE MAI

Anche se cade, si rialza subito.
Il Daruma è una statuina alta circa 10 cm; sgraziata, paffuta, priva di pupille, dal volto per nulla rassicurante, è uno dei più antichi simboli di ottimismo e determinazione della cultura nipponica.
Se regali un Daruma, stai invitando chi lo riceve ad esprimere un desiderio e ad impegnarsi con tutto se stesso per realizzarlo. Quando formuli la tua richiesta all’Universo per mezzo del Daruma, devi colorarne un occhio; se il desiderio si avvera entro un anno, devi aggiungere il secondo occhio. La maggior parte degli esperti fai-da-te di Daruma suggerisce di usare un semplice pennarello nero, ma l’occhio dovrebbe essere azzurro, poiché il Daruma raffigura il leggendario viandante indiano Bodhidharma (Daruma è il suo nome in giapponese, dal diminutivo Dharma), che era noto come il “demone dagli occhi blu”. 
Due brevi annotazioni: 
1) il concetto giapponese di “demone” non ha nulla a che vedere con il “demoniaco” secondo il pensiero occidentale; 
2) l’occhio da colorare d’azzurro è il destro. Vi ricorda qualcosa? 

I Daruma ritraggono il kshatriya indiano seduto in meditazione (la leggenda narra che Bodhidharma raggiunse l’illuminazione dopo sette anni di zazen, più o meno lo stesso tempo che ho trascorso nella scuola di Raja Yoga); hanno un basso centro di gravità che li rende pesanti nella parte inferiore e leggerissimi nel busto e nella testa. Non hanno braccia snodate, non hanno gambe su cui reggersi ma, quando li spingi per farli cadere, ritornano sempre su.
Qual è il significato del Daruma? 
- nella loro simpatica goffaggine, sono volutamente poco piacevoli da guardare: hai espresso un desiderio, e quel volto scontroso ti ricorderà sempre che non sarà facile ottenere ciò che insegui. Il viso è severo e aspro come lo sarà la strada che dovrai percorrere, e le avversità che dovrai affrontare, per realizzare il tuo sogno;
- niente braccia, niente gambe: quando il Daruma cade, si rialza contando solo sulla forza che ha dentro. Non illuderti: lungo la via che percorri inseguendo il tuo sogno, cadrai non una, ma dieci, cento, mille volte. E ogni volta che andrai giù, nessun passante benevolo ti rimetterà in piedi, nessuna forza esterna può risollevarti, nessuna mano amica si tenderà verso di te, nulla potrà aiutarti se non il peso che porti dentro - e che hai sempre considerato un ingombrante fardello, e mai un dono. Se hai un sogno, troverai sempre qualcuno che ti farà cadere, e per rialzarti devi contare su te stesso.
Quando sentii parlare per la prima volta del Daruma era il 1986, forse il 1987; internet non esisteva. Allora dove ho imparato quanto ho scritto qui? A scuola? Forse qualche maestro mi ha trasmesso i suoi segreti? Magari l'ho letto in un libro pieno di consigli spirituali?
Niente di tutto questo.
Il manga è Taigā Masuku; gli autori sono Ikki Kajiwara e Naoki Tsuji. L’anno di realizzazione è il 1969. Da noi è noto come L’Uomo Tigre, un cartone animato da Tv commerciale anni 80 per intrattenere i bambini (almeno questo si pensava un tempo dei cartoni). 
Episodio n. 35. Titolo: “La Strada per diventare Campione”. L’Uomo Tigre deve rappresentare il Giappone nel Campionato Asiatico di Lotta Libera, che si svolgerà in India; prima della partenza, i bambini orfani che traggono forza e ispirazione dalle sue imprese regalano al loro eroe un piccolo Daruma come portafortuna.
Episodio 39. Titolo: “La Via di Lacrime della Vittoria”. In uno degli incontri più attesi dei campionati asiatici, Tigre sta per essere sconfitto da un lottatore misterioso che appare invincibile, Mister Chi (in realtà il nome è Mister Question). Ormai persuaso di aver fallito, dice tra sé “Non ho più la forza per rialzarmi”. Eppure, in quel momento di estrema difficoltà, ricorda il dono dei suoi piccoli amici e pronuncia queste bellissime parole: 
“Un Daruma non cade mai. Anche se cade si rialza subito. I bambini hanno riposto tutti i loro sogni e speranze in me. Non sarò sconfitto”.
E vince. 
Non sono i grandi maestri ad insegnare la vita. E' la vita che insegna ai grandi maestri. L'allievo impara dal maestro; il maestro impara dalla vita. 
Le migliori lezioni che possiamo ricevere non sono sui libri o sui blog di internet (per carità ...), e non vengono sempre da super guru con scuole che hanno sedi in tutto il mondo. L’Universo (io lo chiamo Dio o Padre Celeste, ma è lo stesso) si fa beffe di ciò che l’Uomo considera grande, profondo o sapiente. E fa ricorso a mezzi più sagaci, semplici, imprevedibili e, a volte, geniali, per rivelarci il meglio di Noi.
Come ad esempio una bambolina (il Daruma) e un cartone per tenere i bimbi incollati allo schermo, perché gli adulti hanno sempre qualcosa di meglio da fare.

Ci Vediamo al Bivio, Ragazzi.
VVB