PIERO RAGONE è filosofo, ricercatore, scrittore, studioso di religioni e di esoterismo. Il suo campo d’indagine è tutto ciò che la scienza non è in grado di spiegare. Laureato in Filosofia nel 2001, consegue due master e nel 2017 riceve la laurea honoris causa in Scienze Esoteriche. Autore di numerosi testi di successo, è ospite di convegni nazionali ed internazionali e il suo nome è accostato ai maggiori interpreti della ricerca italiana e mondiale.

venerdì 20 dicembre 2019

IL SIGNIFICATO della PREGHIERA (2)

La preghiera non è mai stata intesa coma una supplica rivolta ad un dio altrimenti distratto. la parola chiave non è CHIEDERE, non si prega per inviare una richiesta via fax astrale.

Il verso citato nel post precedente dice che il Padre invia il pane del cielo, e lo fa comunque, non aspetta che qualcuno lo chieda, è un donare spontaneo, è la sua natura, è insito nell'essere Dio, D-o, origine, dazione pura. Che sia inteso come un essere senziente o come una fonte, una sorgente che sempre si dona, il movimento è sempre lo stesso, dall'origine a noi.

Il punto è che la costante donazione di sè non coincide con la nostra ricezione. Non è detto che noi siamo in grado di far nostro quel "pane".

Siamo anche materia, siamo anche carne e la nostra attenzione è quasi integralmente assorbita dalle faccende quotidiane e terrene.

La preghiera è sempre stata considerata l'antidoto contro questa pericolosa attitudine. E' un atto che consente di essere ricettivi perché le parole, l'attitudine, il luogo e persino la postura (che è più importante nelle filosofie orientali) predispongono corpo, mente e spirito ad accogliere quel pane.


La parola chiave è RICEVERE. 
Questo è lo scopo del pregare. Non chiedere - già riceviamo, e non si tratta di doni materiali - ma predisporsi a ricevere correttamente.
Non serve chiedere se già riceviamo, il pretendere con un "dammi", "voglio" non è religione ma presunzione o illusione. In ogni caso non è e non sarà mai "pregare".
Se la nostra fibra è impermeabile a ricevere doni spirituali, potremo spendere una vita intera in full immersion di preghiera, non otterremo mai niente.


Pregando, ci solleviamo dalla dipendenza dalla materia, ci distacchiamo dalle cose futili e ci dedichiamo pienamente alla cura dello spirito, e va da sè che questo indirettamente riallinea le nostre percezioni.
                       

Anche se non è la via ortodossa, ho sempre usato questo giochino per aiutare a comprendere.
In italiano diciamo: GRAZIE! e rispondiamo PREGO!
in inglese si dice THANKS! e si risponde YOU'RE WELCOME!

Prego = Welcome. Il pregare è il nostro benvenuto ai doni che comunque sono elargiti ma che spesso non siamo predisposti a ricevere.

Ci vediamo al bivio, ragazzi

giovedì 19 dicembre 2019

IL VERO SIGNIFICATO del PREGARE

Il presupposto errato della preghiera tradizionalmente intesa è che Dio ha un suo progetto e io, insistendo con la preghiera, prima o poi gli faccio cambiare idea, oppure riesco ad avere la sua attenzione che probabilmente prima non avevo.
Questo contraddice l'idea di un dio si trascendente, ma comunque onnisciente, e che quindi dovrebbe già sapere tutto: "Non fate dunque come loro, poiché il Padre vostro sa le cose di cui avete bisogno prima che gliele chiediate." Matteo 6,8.
Se sa... perché dovrei pregare? 

Ma l'idea tradizionale della preghiera è questa: prega e avrai. Se non preghi, cavoli tuoi...
Tutto qui?
Viene in mente quel gesto automatico che impari ad eseguire a scuola quando la prof scorre l'elenco e non vuoi essere interrogato (ti prego ti prego ti prego :) ) perché, sfiga nera, proprio quel giorno non hai studiato. E allora preghi ... perché se preghi magari ce la fai ma se non preghi, rischi.
Divertente, ma mi fido poco ...



Dobbiamo davvero credere che sia questo il motivo per cui si prega? Affinché Dio aggiusti una situazione a me potenzialmente sfavorevole?


La preghiera è l'essenza del contatto con il divino in tutte le religioni del mondo, e anche in dottrine non strettamente religiose - che non hanno come scopo, cioè, il contatto con un dio - ad esempio il buddismo e le sue tante ramificazioni.

Qual è il suo vero, originario e utilissimo scopo? Sicuramente c'è, ma non è dire "Ehi, Dio, sono qui!"  
E' rivolta a un Dio, fin qui ci siamo ma ... E' spiegato proprio lì, qualche riga dopo la citazione che ho riportato ...
Ci tiene parecchio che noi comprendiamo, e anche bene, al punto che sottintende: se proprio dovete pregare ... si fa così. 
Così come?  :)
Un aiutino: 
«Non Mosè vi ha dato il pane dal cielo, ma il Padre mio vi dà il pane dal cielo, quello vero; il pane di Dio è Co­lui che discende dal cielo e dà la vita al mondo ».
Ok capo, questo mi è chiaro ma come ottengo questo pane? Pregando? 
Allora Lui prosegue, e ce lo fa capire benissimo:      « Cercate prima il regno di Dio e la sua giustizia e tutte queste cose (il cibo, il vestito) vi saranno date in ag­giunta» perché in fondo non dovremmo essere in ansia per «...quel che mangerete o quel che berrete, né per il vostro corpo, o di che vi vestirete. Non è la vita più del nutrimento, e il corpo più del vestito?»

Insomma, abbiamo capito: pregare non è chiedere ma ... :) 


IMPARO e IMPERO

In risposta al quesito sulle differenze, se ci sono, tra imparare e imperare,
provo a spiegarmi:
IMPERARE consiste nell'estendere il proprio dominio su territori che non ci appartengono; il re diventa imperatore quando non controlla solo il suo regno ma anche altre nazioni che conquista, e allora può fregiarsi del titolo di imperatore.
C'è il REGNO dei cieli, non l'IMPERO dei cieli ...
"il mio REGNO non è di questo mondo." "Allora tu sei un RE?" chiede Pilato.

Ho letto del dominio sulla materia inteso come un progresso; ma ne siamo davvero sicuri?
IMPARARE significa, in conseguenza a quanto detto, che io mi approprio di qualcosa che non è mio, altrimenti sarebbe parte del "mio" regno. Se imparo, me ne approprio.
Noi in occidente abbiamo questa attitudine: per capire qualcosa dobbiamo prenderla, farla nostra. Non impariamo finché non ci è "entrata" nella mente.
Un rapporto sano con la natura, con noi stessi, e con le forze che ci sono attorno non può fondarsi sull'imparare ma .... sul SAPERE.
SAPIO, sentire il sapore, assaporare, gustarne l'essenza e non prenderla e portarsela via.

Vediamo un bell'oggetto? Mio, lo voglio! E' quasi spontaneo ma non del tutto rispettoso.
Il giusto approccio non è nell'IMPARARE ma nel SAPERE, perché il sapere lascia intatto l'oggetto del nostro interesse.

Più in alto c'è la CONSAPEVOLEZZA.
Tre parole insieme: CUM SAPIO VOLO: voglio aggiungere un ingrediente. Non solo assaggio ciò che voglio testare, ma contribuisco a renderlo migliore con qualcosa di mio.
Sublime.

Mezza lezione universitaria gratis 
Visto?

Ci vediamo al bivio, ragazzi

martedì 17 dicembre 2019

IERI UN PENSIERO, DOMANI UN MISTERO

Leggendo Eliphas Levi ci si rende conto che, in una dimensione temporale eterna, gli errori commessi sono considertai irrimediabili. E' sufficiente ricordare la sorte che spetta agli angeli caduti, rei di aver disobbedito e, per questo, sono stati condannati ad espiare in eterno la loro colpa.
Al contrario, in una realtà finita e limitata come quella in cui ci muoviamo, ogni errore è rimediabile; è forse questa la bellezza, ma anche il rischio, del libero arbitrio umano. Possiamo sempre rimettere le cose a posto.
Dev'essere la ragione per cui siamo tanto esposti alla bramosia parassitaria di certe creature: i nostri errori diventano irrimediabili solo se ripetuti costantemente nel tempo. Un errore perpetuo ci rende simili ad un angelo caduto.
Il nostro sbaglio diventa eterno nel momento in cui ci ostiniamo a non porre rimedio.

Il bello della vita è la possibilità di fare sempre la cosa giusta, e se non ci siamo riusciti, di riprovarci la volta successiva, e un'altra volta ancora.
Ecco perché non vorrei essere un angelo.
E' meglio qui.

Ci vediamo al bivio, ragazzi.

PUBBLICA OTTUSITA'

A Siena, un prof universitario inneggia a Hitler, trasformato nell'eroe che combatteva i cattivi, quegli ebrei cattivi che oggi sono sicuramente padroni del mondo (mi raccomando, sempre gli ebrei) ...
A Trieste, un altro si offende perché scopre che Gesù era ebreo - infatti, nasce in terra d'Israele, dinastia davidica, viene anche circonciso ... come si può definirlo "ebreo"??
Per anni ho girato l'Italia per mettere in allerta contro questo fenomeno. Ho sempre detto che se politica e ricerca creano il mostro sollecitando paure di ombre innocue, si resuscitano bestialità come il nazismo e l'odio razziale.
Mi sono ritrovato a inorridire dinanzi a relatori che affermavano - quasi testuale: "Sarà come dici tu, che Elohim e Anunnaki sono diversi, ma Jahweh era l'ultimo degli Annunaki predatori, non un Elohim".
E ancora: "Il dio degli ebrei odiava Gesù e l'ha ucciso".
E poi peggio: "Ma quali 6 milioni di vittime dell'olocausto? Al massimo 1,5 milioni, agli ebrei piaceva il valore simbolico del numero 6" (e questo lo trovate anche su youtube...).
E' almeno dal 2015 che predico nel mezzo del nulla. Mi sono beccato minacce e ho avuto bisogno di bodyguard pagate di tasca mia.

Tutto inutile.
Questo accade perché noi VOGLIAMO che accada.
E si prenderanno l'Italia, lo dico da un anno.

Da un secolo ci fregano con questa strategia.
E non abbiamo imparato niente.

PRIMO PIACERSI, E AL DIAVOLO PIACERE

I Rancid erano nella mia toplist scolastica di fine anni 90, insieme c'erano Greenday e Offspring a comporre la mia personale punktrinità, ma i Rancid avevano un posto speciale, perché la loro musica aveva il sottotitolo comune di un "Massidai" che non si sgonfiava mai, l'ideale soundtrack se sei un diciottenne da oltre vent'anni.
Poi cresci e pensi "Chissà dove saranno finiti?", e te li ritrovi trasformati in una band da saloon tutta birra and chips, più stonati e amici che mai.

Perché ammettiamolo, ritrovarsi Tim Armstrong e Lars Frederiksen trasformati in hamburger ambulanti è una visione che ha bisogno di un minuto per essere metabolizzata, ma poi capisci che la filosofia non è cambiata.
Ai Rancid non è mai importato nulla di piacere a qualcuno, non sono star di hollywood, non sono nati con il dono della voce da x factor e non finiscono sulle copertine di genere. Da quando li seguo, per i quattro di Berkeley conta soltanto piacersi e divertirsi.
Allora li guardi, irriconoscibili e contenti, sfigati e soddisfatti, uno spettacolo per gli occhi che cercano una bellezza che viene dal "chissenefrega, noi resteremo sempre Rancid" e non riesci a non pensare che se la passano meglio di tanti che cercano la perfezione, perché nel loro non cercarla c'è l'autentica bellezza.
E in tempi in cui l'immagine è tutto, Tim e Lars hanno stravinto.



Questa è Civilian Ways, un inno all'amicizia, e che amicizia, e sottinteso molto di più; non sarà un capolavoro ma le voci senza pretese, i riverberi da musichetta popolare e quel banjo che solletica qua e là fanno della End Session una serata tranquilla tra amici nel pub sottocasa.

Da ascoltare col sorrisino da vacanza sul volto 

sabato 7 dicembre 2019

IL REGALO GIUSTO PER UN NATALE A TESTA ALTA



Nei confronti del dolore, io non ho rimedi, e se ci fossero non saprei come spiegarli.
Chi l'ha mai capito? Quando colpisce siamo tutti impreparati. L'unica cosa che so fare è dargli un nome, e decidermi a trovare il modo per combatterlo.

Ho imparato a fronteggiare il dolore come affronto le mie sfide: pugni serrati e faccia incazzata, pronto a dar battaglia fino all’ultima ripresa.

VINCERE O PERDERE, NON M'IMPORTA. 
CIÒ CHE 
CONTA È NON DARLA MAI VINTA.


In questo libro racconto come ho fatto a rimettermi in piedi dopo essermela vista davvero brutta.


Se vi siete mai trovati con il sedere a terra, convinti che non ce l’avreste mai fatta, allora abbiamo qualcosa in comune.


Il Regalo Giusto per un Natale a Testa Alta.

Piero Ragone


giovedì 5 dicembre 2019

Siamo come Dio era, saremo come Dio è


Sebbene la Patrologia contempli un luogo metafisico (che il filosofo orientalista Henry Corbin chiama Mundus Immaginalis) in cui realtà umana e divina si incontrano e “Dio si fa Uomo affinché l’Uomo si faccia Dio”, la dogmatica cristiana nega sia l’essere Uomo di Dio sia l’essere Dio dell’Uomo.
Secondo la visione cattolica, il Cristo è uno; il pensiero buddista, che fornisce una lettura spirituale e non scientifica dell’evoluzione, ritiene che ogni uomo possa diventare un Buddha.
La parola d’ordine della cristianità è salvezza; la parola chiave dell’Esoterismo è crescita. Per il Cristianesimo, l’essere nel mondo è caduta, condanna, peccato, una condizione che si riscatta con il pentimento e la redenzione; per il Mistico, lo scopo dell’esperienza terrena è riscoprire la propria essenza divina.
La Dottrina ecclesiastica incoraggia l’imitazione della sofferenza del Cristo; la Scienza Esoterica ne contempla la trasfigurazione, il Dio che si fa uomo per ritornare Dio. L’asceta cristiano cerca l’unione con Dio in un temporaneo, estatico rapimento; l’esoterista è consapevole che il dio interiore è sempre accessibile.
L’obiettivo della Religione è ricongiungersi con una divinità trascendente; il fine dell’Opera è ridestare la divinità immanente.
L’aspirazione del credente è accogliere Dio; l’Uomo che Cerca risveglia il Dio che custodisce nel Tempio dell’Anima. Il religioso prega un’entità esterna; l’iniziato ascolta la divinità interiore.
La trasmutazione avvicina l’Uomo a Dio; l’adorazione accentua la distanza.
La deificazione ridesta la propria Luce; l’adorazione è godimento della Luce altrui.
Trasmutare è divenire parte del chiarore divino; venerare è adagiarsi all’ombra di un dio.


È volontà della Fonte divina che tutte le creature dell’Universo siano coscienti della propria deità e lo scopo dell’evoluzione è sviluppare questa consapevolezza. Tuttavia, alcune creature anelano alla Luce, altre prediligono l’Ombra: mentre gli esseri evoluti lavorano affinché le creature senzienti ritrovino la Luce, le entità involute si prodigano per mantenere la vita in uno stato di perenne incompletezza. Chi vive nella Luce è uno strumento di propagazione della Luce; chi vive di Oscurità diffonde Oscurità.


tratto da Bloodlines, di Piero Ragone, Verdechiaro Edizioni.

domenica 24 novembre 2019

PUNIRE E' ...

Frank Castle è il protagonista dal cuore nero come la pece di uno dei più potenti terremoti visivi del fumetto americano, The Punisher.
Dall'idea originale si sono sviluppati decine di sentieri narrativi non sempre all'altezza, ma l'idea base è sempre la stessa, legittimazione, identificazione e definizione dei sentieri vendetta/punizione.
Poco prima della fine del film omonimo del 2004 tratto dalle pagine del marchio Marvel, il protagonista dice:
"In alcune situazioni estreme, la legge è inadeguata. Per porre rimedio alla sua inadeguatezza, è necessario agire al di fuori della legge. Per ottenere la giustizia naturale. Questa non è una vendetta. La vendetta non è un motivo valido, è una risposta emotiva. No, non vendetta... Punizione."

In Sorvegliare e Punire, Michel Focault scrive che un sistema penitenziario funzionante ha lo scopo di punire per redimere. Non si punisce solo per il gusto di farla pagare. Si punisce per consentire al condannato di capire l'errore e tornare ad una vita pulita. Almeno in teoria ...
Ma perché il nostro Castle parla di una "punizione" che va oltre la vendetta, una punizione che si affianca alla giustizia?
Perché la vendetta non recupera il condannato. E' una scelta irreversibile, lo fai secco e la partita si chiude lì. Punire invece ripristina l'equilibrio. Un individuo perso può essere recuperato.
A quanto pare, non ci si redime senza punizione. La rinascita passa attraverso le forche caudine della punizione.
Sarà vero? Vediamo.
Punire contiene la radice Pu- che significa "purificare", da cui il termine "poeni", lo stesso da cui hanno origine il verbo "punire" e ... incredibile a dirsi ... il nome "fenice".
La fenice è un animale mitologico che rinasce dalla proprie ceneri. Muore per rigenerarsi.
Lo stesso Castle diceva di sè: "Frank Castle è morto" e sentenziava Si vis pacem para bellum, "Se vuoi la pace prepara la battaglia".
Ogni forma di redenzione richiede un prezzo da pagare.
Ogni forma di pace interiore passa attraverso una battaglia interiore.
Le rinascite più "vere" passano attraverso una morte spirituale drammatica.
I trionfi più sentiti sono il frutto delle sconfitte più cocenti.
Ma chi è disposto ad affondare per poi risalire?

Ci vediamo al Bivio, Ragazzi.

ESSERE UN'ARTISTA

Il 24 settembre 1991 i Nirvana pubblicarono l'album Nevermind, un disco dal suono pulito ma dal cuore pulsante decisamente punk, evidente in alcune tracce ruvide come Territorial Pissing e in tratti riconoscibili come la formazione a tre (un gruppo rock che si rispetti ne ha minimo quattro) e le registrazioni minimali.
Dal vivo e negli studi televisivi, i NIrvana distruggevano chitarre e amplificatori senza curarsi troppo delle spese.
Appena due anni dopo, il 21 settembre 1993, Cobain &Co. pubblicano In Utero, album più grezzo nelle rifiniture ma più ampio nelle proposte, tanto da saltare dal quasi pop di Heart-Shaped Box al soffice accompagnamento di Dumb e All Apologies, due prove musicali che i fans della prima ora stentarono a metabolizzare.
Tutti aspettavano chitarre selvagge e ugole tuonanti.
Invece Cobain si siede, imbraccia la chitarra acustica, trasforma il gruppo in una formazione a quattro e inserisce un quinto elemento al violoncello, Kera Schaley.
Due anni per cambiare pelle.

L'essenza di un vero artista sta nella capacità di reinventarsi continuamente.
Per me Cobain è stato un punto di riferimento, anche dopo la morte, e in una sorta di tacito patto tra vecchi compagni di scuola, ho promesso che non mi sarei mai perdonato se avessi insistito per più di due anni sullo stesso tema.
               
I veri uomini cambiano perché non hanno paura di cambiare.Per due anni ho approfondito un tema e ho pubblicato due libri (Custodi dell'Immortalità e Il Segreto delle Ere); poi ho scelto di cimentarmi con altro per i successivi due anni (Dominion e Bloodlines). Ma poi si cambia.
Solo gli stupidi restano nella palude confortevole di ciò che li ha resi popolari.
Ci sono imbecilli che continuano a perseguitarmi perché - su questo non ho dubbi - con me il ritornello "Biglino e i suoi apostoli hanno ragione e basta" è definitivamente tramontato: i fatti mi danno ragione, è sufficiente guardare all'estero per capire quanto siamo indietro a causa di questa stanca tiritera. Dal punto di vista editoriale ridono di noi nel mondo perché NOI ci rendiamo ridicoli. E fanno bene.

Ammiro - ma che bugiardo che sono! - chi sa tirare avanti sfornando 3 libri all'anno con lo stesso ritornello per una decade ... ma io non ci riesco. Mi annoio e lo trovo irrispettoso: in quante rielaborazioni postume dovrei dire quello che ho già esaurito in due libri?
Sintesi, stile, qualità, passione, rispetto, dirlo chiaro e una volta per tutte.
QUESTA E' ARTE. L'arte non si replica, non imita se stessa.
Purtroppo negli ultimi 3 anni ho attirato legioni bavose di fanatici, una massa sconcertante di mistici che canalizzano anche chi è ancora vivo, finti arcangeli, starseed di milionesima dimensione, reincarnazioni dark di Maria Maddalena e pupazzi con il lato A dal titolo "Noi siamo Uno e Dio è in Noi" e il Lato B dal titolo "Quindi ci stai stanotte?"; religiosi da una parte che si incazzano perché non ho capito Dio, e atei balordi dall'altra che s'incazzano perché non mi genufletto al motto Odia et Impera. Una tristezza infinita. Sono disgustato e nauseato.
Io sono forse qualche passo avanti, il mondo è dieci passi avanti ma questi resteranno sempre li, a frignare perché Dio è cattivo e al catechismo allora devono aver mentito ... Una distesa pazzesca di ignoranza nazionale shekerata con odio santo. Lo vedo con chiarezza che la maggior parte di quelli che mi seguono si aspetta sempre le stesse cose, sempre uguali, sempre immobili nel loro "E la Bibbia? e i massacri? e le astronavi?" E che palle! Ma li stampano nella stessa fornace questi qui? Questa piattezza non fa per me. Proverei pena per me stesso se pubblicassi un seguito del seguito, un me stesso 2.0. Che razza di uomo sarei? Io guardo alla mia biografia come potrebbe essere tra 50 anni, e in nessuno modo si dirà "Poi scrisse dieci libri sullo stesso tema". Tremo al pensiero! Solo chi è a corto di idee copia se stesso - o chi ha capito che è il modo più semplice per fotterci... Chi vuole un post al giorno su quanto sia bella la Bibbia o su quanto faccia pena, su chi traduce meglio o peggio deve: 1) rivedersi i miei video vecchi 3 anni, perché non ce ne saranno di nuovi; 2) andare sulle pagine di chi si fa ricco grazie a questo. Ad ogni fase ho raggiunto un traguardo e ne sono fiero: i primi due mi hanno portato a frequentare i migliori ricercatori del mondo - da Bauval a Schoch, a Collins ecc. Con gli altri due ho ridato vita alle speranze di tanti.

"Il tuo destino ti troverà" segna uno spartiacque e semmai il commercio misura il valore artistico di un prodotto letterario, beh in pochi mesi è diventato il mio libro più venduto.

Sono atteso da nuove sfide, tutte bellissime, c'è una vita intera da esplorare e mi auguro di mantenere il passo conquistato: impopolare, fastidioso, idealista, sognatore.
Si parla solo se hai qualcosa di nuovo da dire.
Sono un artista, non uno che smercia inchiostro: c'è bisogno di aggiungere altro?

venerdì 15 novembre 2019

La Tua Vita Potrebbe Diventare il Manuale di Sopravvivenza di Qualcun Altro

IL TUO DESTINO TI TROVERA' PER QUANTO LONTANO TU POSSA ANDARE

"Non importa che siano personaggi reali o un prodotto della fantasia, contemporanei o vissuti centinaia, migliaia di anni fa: il loro obiettivo è mantenere viva la fede nel finale felice.
Se loro credono, anche noi crediamo; se compiono grandi imprese, ci convinciamo che anche noi siamo in grado di compierne.


Un eroe cambia la nostra vita pur non avendo programmato
di farlo; il suo compito è indicarci la strada che riconduce a noi
stessi, aiutarci a scoprire il sogno che ci è stato affidato, ravvivare la scintilla dell’amore per la vita.
La missione dell’eroe è sovvertire la legge del “così dev’essere” per imporre l’eccezione del “sembrava tutto perduto, eppure…”.

Le imprese degli eroi sono fiabe che diventano reali; quando entrano in azione, tutto diventa possibile; con loro al nostro fianco, ogni speranza riprende vita.
Tutti gli eroi di cui ho memoria hanno affrontato il proprio Drago e mi hanno insegnato come battermi; per ognuno di noi.
Il destino ha stabilito l’incontro con qualcuno che ci mostra come affrontare il nemico giurato.

L’incontro con i nostri eroi è il preludio alla sfida decisiva con il Drago."

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domenica 3 novembre 2019

DO NOT FEAR THE MONSTER

1931, il film è Frankenstein, l'attore protagonista è il gigante Boris Karloff. Tutti temono la creatura mostruosa creata dal dott. Frankenstein; vogliono imprigionarla o ucciderla. Non sanno come relazionarsi ad essa.
Eppure l'ha creata l'uomo stesso. Ma c'è una bambina che non fugge, si chiama MARIA e lei non teme il mostro. Nessuna paura di ciò che l'uomo crea.
Vi ricorda qualcosa? Ci vediamo al Bivio, Ragazzi <3 Piero Ragone

martedì 22 ottobre 2019

LA SPIRITUALITA' è PER CHI è GIA' STATO ALL'INFERNO


C'è un amico che ha mollato i social con il quale ci scriviamo lettere; per chi non lo sapesse, le lettere sono quelle pagine bianche che riempi con parole scritte a mano, le metti in una busta da lettere, ci metti su un francobollo e le spedici, aspettando qualche giorno prima che arrivino e prima di ricevere una risposta.

Dopo aver letto il mio libro "Il tuo Destino ti troverà" mi ha scritto una lettera raccogliendo alcune delle citazioni che lo hanno accompagnato nel suo percorso di crescita.
Una su tutte mi ha colpito:

LA RELIGIONE E' PER LE PERSONE CHE VOGLIONO EVITARE DI ANDARE ALL'INFERNO.
LA SPIRITUALITA' E' PER COLORO CHE CI SONO GIA' STATI.

Dev'essere per questo che la religione non mi ha mai dato quello che cercavo; partecipo, ascolto, ho rispetto, ma c'è poco dialogo.

Come fai a farti capire da chi non ha visto - o non vuol vedere - ciò che tu hai visto?

Grazie GABRIELE :) 


Piero Ragone

domenica 13 ottobre 2019

LA FINE DEL MONDO

Non è un annuncio apocalittico ma il titolo di un film, un bellissimo illogic movie di Edgar Wright. Catalogato dai critici come "demenziale", perché tali sono i primi due episodi della "trilogia del cornetto" (dato che uno dei protagonisti mangia un cornetto diverso in ognuno dei 3 capitoli), LA FINE DEL MONDO (The world's End) è in realtà il nome di un pub, l'ultima tappa di un tour chiamato IL MIGLIO DORATO, un viaggio ad alto tasso alcolico che prevede la consumazione di un boccale di birra in ognuno dei 12 locali segnati sulla mappa del Re.

E il re è Gary King, lo stralunato folle della combriccola, un furetto indemoniato con la sindrome di Peter Pan che vuol passare alla storia completando il tour 20 anni dopo il primo infruttuoso tentativo.
Il re è tornato e vuole farcela, proclama.
Una notte, 5 uomini, 12 pub, una pinta in ogni locale per un totale di 60 pinte: ce la faranno i nostri eroi?
Nella prima scena, Gary è in riabilitazione assieme ad altri 11 pazienti; i pub del tour sono 12, la cittadina è Newton Haven.

Il viaggio iniziatico passa attraverso 12 case zodiacali, 12 pub dai nomi evocativi; uno di questi si chiama infatti Beehive, l'Alveare, che è il nome anglosassone della costellazione del Cancro.
Il viaggio della compagnia si svolge a bordo di un'auto d'epoca chiamata la "Bestia", come nell'Apocalisse, e la fine del tour è in un locale chiamato La Fine del Mondo, dove ad attendere Gary King c'è un luminoso boccale magnificato come il Santo Graal.
Ma .. sorpresa! il dodicesimo non è l'ultimo pub, c'è un tredicesimo come sono infatti 13 le costellazioni dello Zodiaco, se si include l'Ofiuco.
E, ancor più sorprendente, a metà pellicola irrompono strani esseri dal sangue blu che provengono da chissà quale pianeta, e che indirettamente vogliono impedire a Gary &Co di portare a termine la missione.Ma il film non è un amarcord con 5 amici che non vogliono invecchiare; storia, sceneggiatura e montaggio rivelano che il regista ha inalato dosi abbondanti di Quentin Tarantino in età adolescenziale (e chi non lo ha fatto??) ma, soprattutto, ama i riferimenti al mito di Artù e alle costellazioni.

Il risultato finale è un collage senza respiro di scene a pieno ritmo, con il sapore di una Desperados bevuta a temperatura ambiente; assolutamente da vedere immaginando di essere in un pub di legno con il juke box loopato su un brano che fa capolino nel film al punto giusto, So Young degli Suede, appropriato e nostalgico quanto basta per farti venir voglia di richiamare l'attenzione del barman e dire, con fare collaudato: "Il prossimo me lo fai doppio, fratello".

Ci vediamo al Bivio, Ragazzi.

mercoledì 9 ottobre 2019

dal libro 
Il Tuo destino ti troverà per quanto lontano tu possa andare, Verdechiaro edizioni, 2019. 


La domanda dell’eroe

“Se oltrepassi quella soglia, finirai in un mucchio di guai e non potrai cambiare idea”, spiega ancora Jimmy Malone ad Eliot Ness.

“Da un certo momento in poi, non ci sarà più modo di tornare indietro”: spalle al muro, nessuna scorciatoia, nessuna via di fuga “ed è quello il punto al quale devi auspicare di arrivare”, mi ripeteva spesso Franz Kafka durante le nostre notti insonni.
Abbiamo una missione e nessuno ce l’ha spiegata: cos’è il destino?

Chi è il Drago? Come si combatte? Perché i miei sogni lo ridestano? Perché devo affrontarlo se voglio esser felice?
Tutti gli eroi, prima di diventare tali, sono stati assaliti dal dubbio e si sono posti la domanda: “Perché io? Perché spetta a me salvare qualcuno? Perché devo essere io l’eroe? Perché è mio
compito sacrificarmi?”.
È la domanda che ci poniamo tutti: perché io, perché noi?


Sei tu quello che ho scelto

Per compiere un’impresa, devi meritare l’impresa; per ottenere un premio devi essere gradito al premio; per trovare la persona giusta devi essere la persona giusta.
Come ognuno di noi, anche il mio compagno di banco Jean Paul Sartre si tormentava con la domanda dell’eroe, intrattenendosi in immaginari dialoghi con il suo destino, come riporta
nell’autobiografia intitolata Le Parole (1963):

«Cosa possiedo perché tu mi abbia scelto?»
«Niente di speciale.»
«Allora, perché me?»
«Senza nessuna ragione.»
«Ho perlomeno qualche abilità?»
«Nessuna, credi forse che le grandi imprese siano solo per chi
possiede delle abilità particolari?»
«Ma, poiché sono così nullo, come potrei riuscirci?»
«Applicandoti.»
«Chiunque allora, è in grado di farlo?»
«Chiunque, ma sei tu quello che ho scelto.»

“Quando si è pronti per qualcosa, se ne assume l’aspetto”, dice Napoleon Hill.

Jean Paul non ha doti straordinarie, non è un uomo di fede, non è infallibile e non è senza difetti. È un essere umano, è stato chiamato alla sfida con il Drago ed ora tentenna come è accaduto a me, ha dubbi come chiunque, è certo di non possederne i requisiti, proprio come ne è convinto ognuno di noi.
Non possediamo doni particolari, non siamo “benedetti dai risvegli in mare”, scrive Rimbaud ne Il Battello ebbro (1871), e forse non siamo speciali, non siamo esemplari unici e rari, come ripete Tyler Durden ai membri del Fight Club (1999). Ma non abbiamo l’obbligo di esserlo.

Il prologo di questo libro recita: un Drago dorme in ognuno di noi finché il destino non lo ridesta, se siamo forti ci onora, se siamo deboli ci annienta.
Dorme in ognuno di noi: il risveglio del Drago non risparmia nessuno.
“Cosa possiedo perché tu mi abbia scelto? Ho qualche abilità?”indugia il nostro amico Jean Paul.

L’abuso del verbo avere è il sintomo dell’importanza eccessiva che attribuiamo al possesso: no, non hai nulla di speciale, mio caro; un eroe non possiede nulla – è forse una spada, un’armatura magica, uno scudo a renderli eroi?
Il Destino non ridesta il Drago perché hai qualcosa di speciale; lo ridesta perché sei speciale.
“Chiunque, allora, è in grado di farlo?”
Sì, chiunque può affrontarlo, ogni essere umano può realizzare un sogno, ognuno di noi potrebbe rendere giustizia alla sua vita riabbracciando l’anima, ogni mortale può contribuire
all’armonia con un suo verso.

Chiunque potrebbe riuscirci.
Ma il destino dice: “Sei tu quello che ho scelto”.
Tra miliardi di contemporanei e milioni di miliardi di vite che verranno al mondo, il mio sogno ha riposto la sua fiducia in me.


dal libro 

venerdì 19 luglio 2019

...E VISSERO FELICI E CONTENTI

In ogni fiaba c’è un cattivo, in ogni vita c’è un’ombra, in ognuno di noi c’è un Drago.

Nelle favole, l’eroe deve combattere il nemico giurato o non ci sarà un vissero felici e contenti; nella vita reale, dobbiamo affrontare il nostro Drago o non saremo mai felici.

Se nel mondo delle fiabe non si muore realmente, nel nostro mondo non si vive realmente, e nessun mortale è in pace con se stesso finché non supera l’ostacolo del Drago.
da
"Il tuo Destino ti troverà per quanto lontano tu possa andare"
Piero Ragone

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lunedì 15 luglio 2019

Il tuo destino ti troverà per quanto lontano tu possa andare

SOLO DA 
IL GIARDINO DEL LIBRI


IL TUO DESTINO TI TROVERA'

per quanto lontano tu possa andare
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al prezzo unico di 11,90


venerdì 12 luglio 2019

LA NOSTRA VITA POTREBBE DIVENTARE IL MANUALE DI SOPRAVVIVENZA DI QUALCUN ALTRO

Nel momento in cui pensiamo di non contare niente, consideriamo invece quanto possiamo essere di aiuto semplicemente con l'esempio. Non racconto la vita di chi trionfa, ma di chi si rimette in piedi nonostante tutto. Sono loro che fanno la differenza. Noi possiamo fare la differenza. Non cedete a chi vi da' per vinti, nemmeno se è la vita stessa a dirvelo. E' dal fondo più inestricabile che ho raccolto le parole per scrivere questo libro. INSIEME POSSIAMO RAGGIUNGERE CHI LANGUISCE SENZA RIMEDIO NEL SUO MOMENTO BUIO.
Piero Ragone
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lunedì 8 luglio 2019

IL TUO RUOLO NELL'UNIVERSO

Il tuo ruolo nell'Universo determinerà l'intensità della tua Luce, il numero e l'influsso dei pianeti e dei satelliti che ti orbiteranno attorno:
"Se sei uno scrittore, ti cerca chi ama leggere; se sei un medico, verrà da te chi ha bisogno di cure; se sei un agricoltore, troverai chi ama i frutti della terra; se sei nato per combattere, saranno le sfide a cercare te.
Se sei l'eroe della tua fiaba, è il Drago che lancia la sfida (...)."

da 
"Il Tuo Destino Ti Troverà Per Quanto Lontano Tu Possa Andare"

Ci vediamo al Bivio, Ragazzi.