PIERO RAGONE è filosofo, ricercatore, scrittore, studioso di religioni e di esoterismo. Il suo campo d’indagine è tutto ciò che la scienza non è in grado di spiegare. Laureato in Filosofia nel 2001, consegue due master e nel 2017 riceve la laurea honoris causa in Scienze Esoteriche. Autore di numerosi testi di successo, è ospite di convegni nazionali ed internazionali e il suo nome è accostato ai maggiori interpreti della ricerca italiana e mondiale.

martedì 9 gennaio 2018

UNA SOCIETÀ (IN) DIVISA

Non la Scuola Superiore, non l’Università, non gli amici da frequentare, non la musica da ascoltare, non gli abiti da indossare; una delle scelte decisive della mia vita è stata non tagliarmi più i capelli. L’ultima volta che un tagliaerbe mi ha visto nel suo saloon è stato il 28 dicembre 1994. Dissi: “Osvaldo (tutti i barbieri per me sono Osvaldo, ma la storia è lunga …), tagliali in modo che crescendo non mi diano noie. Se non l’hai capito, questo è un addio”.
Da allora, i capelli sono stati la mia "divisa". E mi hanno dato solo guai. Qualche esempio:

- Quando chiedevo il permesso di lasciare l’aula, la prof di italiano, che era una reliquia storica dell’Italia prima dell’unità, mi guardava puntandomi la mano contro. Io non potevo saperlo; me lo raccontavano i miei compagni dopo.
- Quando mi toccò sottopormi alla visita di leva, nelle caserme dove si forgiano i “veri” uomini, il tipo che si curava di raccogliere le impronte digitali era una specie di Bigfoot, un lottatore di sumo con la barba. Mentre pigiavo le dita sul foglio, il bestione trovava divertente colpirmi con un pugno ogni dito perché, a suo dire, le femminucce premono con troppa leggerezza. Durante i test psicologici, il parà che ci guidava e si divertiva a prenderci per i fondelli, voleva separare la classe in “veri uomini” e “così&così” ... indovinate dove mi chiese gentilmente di accomodarmi?
- Quando una pattuglia di Carabinieri mi fermò per contestarmi un’infrazione inesistente (facevo retromarcia infilandomi col retro in una strada a senso unico; i due sostenevano che era mia intenzione farmela TUTTA a retromarcia, e zero prove, vabbè), il primo disse distintamente al collega: “Pensaci tu a questo …..one”. La mia protesta fu alquanto vibrante. Inevitabilmente, mi invitarono per un the in caserma, dove trascorsi in armonia la maggior parte della notte inveendo contro lo sfigato, al quale contestavo l'epiteto omofobo, facendo qualche velato riferimento alla sua stupidità, e che a muro duro, naso contro naso, mi diceva “La mia parola contro la tua, principessa”. Uscii solo dopo l’intervento del mio avvocato. Il tipo, ritornato in sé, mi disse: “Odia me, per quello che ho fatto, non l’arma”. 
- Quando uno dei pub che frequentavo fu perquisito da cima a fondo e, con esso, tutti i presenti me incluso, il tipo che ci mise “faccia al muro” si beava nel colpirci nell’intimità “involontariamente” – diceva lui –. Ad una mia innocua allusione, Rambo II mi tirò per i capelli costringendomi a restare tutto il tempo in ginocchio, faccia a terra. Fino all’ultimo, non avevo capito se fossi in arresto oppure no.
- Quando, durante un’intervista, uno dei commenti è stato: “A prima vista, non hai l’aspetto del docente” … Ma quale aspetto ha il docente? Esiste un protocollo, un equipaggiamento da docente che farebbe di me un vero docente, agli occhi di chi sa fare solo due più due aiutandosi con le dita?

Per essere considerati UOMINI ed essere rispettati in quanto tali, per non sentire epiteti da scuola elementare, a quale norma devi conformarti? 

C’è una parte di mondo che la vede così; c’è chi indossa una divisa e chi non la indossa. Chi indossa divise è ok. Chi si fa inquadrare subito è ok. Chi non si lascia incollare etichette addosso non lo è. Non si chiama “divisa” per caso: è uno dei tanti modi escogitati per dividerci; i rossi di qui, i gialli a destra, i blu a sinistra ecc.
Sarà per questo che continuerò ad aver problemi con ogni pattuglia che incontro (occhio alla metafora): io non indosso nessuna divisa modellata su questi banali cliché. “Allora cos’è – si chiederanno – da che parte va, come lo si inquadra?” Se non sei “diviso”, sei un pericolo.

La mia Anima può essere ridotta in mille frammenti, ma non accetterà mai una divisa, non sarà MAI divisa; la mia Anima torna su Sirio tutta insieme, o non ci torna affatto; cade a pezzi tutta insieme, o non cadrà affatto.
Immaginate un po’ di vento, e poi il meglio che offre il Sole; raccogliete i miei gesti d’amore, e anche quelli senza nessuna traccia d’amore; prendete qualche sogno che intendo realizzare, riesumate le ferite che mi sono inferto e i colpi che non ho evitato, prendete le lacrime che mi hanno strappato. Ritrovate i bei momenti che non riavrò mai più. Riesumate i migliori ricordi che mi trascino dietro. Quindi rammendate tutto assieme, E allora avrete la mia divisa.

- Ci Vediamo al Bivio, Ragazzi.
VVB 

FAR PACE CON DIO

Per quel che concerne il mio lavoro e il mio compito qui, il desiderio più grande è che ci siano sempre più messaggi privati con questo contenuto (e che il Nostro Amico mi ha concesso di condividere). 
E' la gioia più bella, aiutare a ritrovare un sorriso nella Fede in Lui nonostante i tanti ostacoli e le dolorose difficoltà che la Vita ci pone come prove. 

C'è gente, attorno a Noi, che ha provocato tanto di quel male da non essere sufficienti due generazioni per riparare ai loro danni.
Ipocriti, razza di vipere, faccendieri dell'Oscurità. 
Ma farò festa nel mio cuore ogni volta che sarò riuscito a strappargli un'anima e aver contribuito a ricondurla, con qualche piccolo suggerimento, nel Giardino di Papà. Dove merita di stare.
GRAZIE di cuore, G.

Ci vediamo al Bivio, Ragazzi.
E avremo un nuovo amico con Noi 
VVB