PIERO RAGONE è filosofo, ricercatore, scrittore, studioso di religioni e di esoterismo. Il suo campo d’indagine è tutto ciò che la scienza non è in grado di spiegare. Laureato in Filosofia nel 2001, consegue due master e nel 2017 riceve la laurea honoris causa in Scienze Esoteriche. Autore di numerosi testi di successo, è ospite di convegni nazionali ed internazionali e il suo nome è accostato ai maggiori interpreti della ricerca italiana e mondiale.

domenica 13 ottobre 2019

LA FINE DEL MONDO

Non è un annuncio apocalittico ma il titolo di un film, un bellissimo illogic movie di Edgar Wright. Catalogato dai critici come "demenziale", perché tali sono i primi due episodi della "trilogia del cornetto" (dato che uno dei protagonisti mangia un cornetto diverso in ognuno dei 3 capitoli), LA FINE DEL MONDO (The world's End) è in realtà il nome di un pub, l'ultima tappa di un tour chiamato IL MIGLIO DORATO, un viaggio ad alto tasso alcolico che prevede la consumazione di un boccale di birra in ognuno dei 12 locali segnati sulla mappa del Re.

E il re è Gary King, lo stralunato folle della combriccola, un furetto indemoniato con la sindrome di Peter Pan che vuol passare alla storia completando il tour 20 anni dopo il primo infruttuoso tentativo.
Il re è tornato e vuole farcela, proclama.
Una notte, 5 uomini, 12 pub, una pinta in ogni locale per un totale di 60 pinte: ce la faranno i nostri eroi?
Nella prima scena, Gary è in riabilitazione assieme ad altri 11 pazienti; i pub del tour sono 12, la cittadina è Newton Haven.

Il viaggio iniziatico passa attraverso 12 case zodiacali, 12 pub dai nomi evocativi; uno di questi si chiama infatti Beehive, l'Alveare, che è il nome anglosassone della costellazione del Cancro.
Il viaggio della compagnia si svolge a bordo di un'auto d'epoca chiamata la "Bestia", come nell'Apocalisse, e la fine del tour è in un locale chiamato La Fine del Mondo, dove ad attendere Gary King c'è un luminoso boccale magnificato come il Santo Graal.
Ma .. sorpresa! il dodicesimo non è l'ultimo pub, c'è un tredicesimo come sono infatti 13 le costellazioni dello Zodiaco, se si include l'Ofiuco.
E, ancor più sorprendente, a metà pellicola irrompono strani esseri dal sangue blu che provengono da chissà quale pianeta, e che indirettamente vogliono impedire a Gary &Co di portare a termine la missione.Ma il film non è un amarcord con 5 amici che non vogliono invecchiare; storia, sceneggiatura e montaggio rivelano che il regista ha inalato dosi abbondanti di Quentin Tarantino in età adolescenziale (e chi non lo ha fatto??) ma, soprattutto, ama i riferimenti al mito di Artù e alle costellazioni.

Il risultato finale è un collage senza respiro di scene a pieno ritmo, con il sapore di una Desperados bevuta a temperatura ambiente; assolutamente da vedere immaginando di essere in un pub di legno con il juke box loopato su un brano che fa capolino nel film al punto giusto, So Young degli Suede, appropriato e nostalgico quanto basta per farti venir voglia di richiamare l'attenzione del barman e dire, con fare collaudato: "Il prossimo me lo fai doppio, fratello".

Ci vediamo al Bivio, Ragazzi.