PIERO RAGONE è filosofo, ricercatore, scrittore, studioso di religioni e di esoterismo. Il suo campo d’indagine è tutto ciò che la scienza non è in grado di spiegare. Laureato in Filosofia nel 2001, consegue due master e nel 2017 riceve la laurea honoris causa in Scienze Esoteriche. Autore di numerosi testi di successo, è ospite di convegni nazionali ed internazionali e il suo nome è accostato ai maggiori interpreti della ricerca italiana e mondiale.

domenica 5 aprile 2020

ESSERE UN GUERRIERO - I VERI INDIANI D'AMERICA

E' da un pò che il mondo della spiritualità italiana si è appropriata del modello di vita dei Nativi Americani per trarre ispirazione e dare fondatezza ai suoi principi di pace, uguaglianza, ricerca interiore, aspirazione ad una vita più ascetica, armoniosa ecc.

Figuriamoci, con me si butta giù una porta aperta... da bambino ero convinto di essere uno di loro. Ma non ho mai visto "l'indiano" come un buddha delle praterie; al contrario, di loro amavo l'atteggiamento in guerra, lo spirito fiero, la risolutezza.
Li amo ancora oggi, ma per ciò che sono, non per quello che fingiamo che siano stati.


Anche qui, nel modo in cui si usa quella cultura, c'è un'enorme disinformazione dovuta a due fattori: ignoranza e mutazione forzata della realtà. Pur di trovare una conferma alle proprie idee, si piega la verità alle proprie esigenze. Con il rischio di rimediare figuracce.


1) Gli "indiani" non erano affatto pacifici, l'essenza della vita tribale era la guerra con gli altri popoli, guerre nelle quali non si facevano prigionieri (non potevano permetterseli). Un indiano senza guerra era un indiano a metà. L'educazione era improntata principalmente a questo: cacciare e combattere. Si uccideva per vivere e si viveva per uccidere. Difficile trovare Pellerossa che non avevano un omicidio nel curriculum...
Uno dei premi più ambiti? Lo scalpo del nemico. In alcuni casi, gli si prendeva anche di peggio. Chi non sapeva usare le armi, per combattere o per cacciare, era un pessimo esempio. Un uomo senza armi non era un uomo.

Il coraggio e la ferocia di alcune bande indiane sono descritte nei dettagli da coloni che ne ammiravano lo spirito guerriero.

C'è poco di spirituale, credo, in questa vocazione alla battaglia.   
2) I Nativi erano carnivori convinti (e ci sono vegani che si fanno belli con le frasine attribuite a grandi capi indiani...), così convinti che uno dei leader del massacro del Little Big Horn disse che poteva dimenticare tutto, bambini uccisi, donne violentate, uomini massacrati, ma non poteva tollerare la strage dei bisonti, che erano alla base della loro cultura.

Una delle usanze più note: se uccidi un animale, devi mangiare il suo cuore ancora caldo.
In molte circostanze si mangiava carne cruda, non c'erano molti mezzi per conservarla. L'avete mai provata? Io sì. C'è poco di spirituale anche in questo, ma quantomeno è "reale" e non edulcorato...

3) Per i Pellerossa, una vedova o un'anziana che avevano perso coloro che le sostentavano, dovevano sposare un altro uomo o abbandonare il villaggio. Non c'era pietà per chi doveva essere "mantenuto", non potevano permetterselo.
4) Gli indiani credevano fortemente in un dio (e qui gli spirituali di oggi affondano, perché credono nell'Uno, nell'Universo, nel Tutto, ma non in un dio...), e questo dio premiava i guerrieri. Ti guadagnavi un posto al suo fianco a suon di vittime, non di preghiere. Dovevi combattere per attirare il suo favore.

5) A chi esalta gli Indiani come esempio da seguire, ricordo che tra loro le donne si compravano. Non si corteggiavano, non si usciva per un appuntamento, non le chiedevi se ci stava. Cavalli, armi, coperte, vestiti, suppellettili potevano essere sufficienti per averne una, o più di una...

6) I Nativi americani amavano lo sballo: la cultura del peyote, della coca, la ricerca della visione, la sperimentazione di stati di alterazione della coscienza non solo era normale, ma era ampiamente incoraggiata.
Per procurarsi la "visione", si assumevano sostanze stupefacenti oggi illegali ovunque, si danzava fino a svenire o ci si lacerava profondamente la pelle, fino a perdere conoscenza. Tutto andava bene pur di trascendere dalla piatta percezione della realtà. 
   

Detto questo, per me restano i numeri uno: sono carnivoro come loro, non mi disturba lo sballo, non sono astemio e non sono contro la violenza, dato che non mi farei pregare per ricorrere alle maniere forti per mettere a cuccia un balordo che minaccia la mia incolumità (è già successo, del resto). Sono pacifico in pace e sono una furia in guerra.
Io accetterei volentieri uno scambio tra la mia vita metropolitana di oggi e la vita nelle praterie di allora; mi chiedo se chi si appropria di una cultura che amo profondamente, senza però conoscerla nei dettagli, farebbe davvero altrettanto. E' una vita dura, fatta di lotta per la sopravvivenza. 
Vedo che i "miei" Indiani d'America sono stati tristemente trasformati in un vessillo di santoni che passano la vita a contemplare le nuvole, e non ci si rende conto di quanto tutto questo sia distante dalla realtà.


Piero Ragone