Se non trovi il tuo centro, non avrai la tua orbita e, se non hai un’orbita, è come non avere vita. Resti immobile, non ti disponi per ricevere i raggi del Sole. Esisti solo perché hai cominciato a esistere.
Oggi credo di avere un asse attorno al quale la mia vita danza con passi introversi; ho affidato la mia orbita al Sole di “Uno di Famiglia”, il Fratellino Maggiore che ci guida al Padre. Ma non è stato sempre così.
Quando ero un bambino, mi capitava spesso di percepire una specie di “chiamata”. Descriverla, adesso, sarebbe difficile; quello che so, è che fuggivo. La mia risposta era sempre No. All’inizio mi spaventava – Chi mi cerca? Cosa vorrà da me? mi chiedevo -; poi, nell’adolescenza, il mio No divenne insolente. Volevo la mia libertà. Volevo essere l’unico condottiero del mio vascello, e guai a sostituirmi alla guida. Volevo essere libero di sbagliare e di farmi strada attraverso lividi e fallimenti.
“Non ti cercherò mai – dicevo – lì nel Cielo oltre il quale ti nascondi”.
La cosa mi fa sorridere, se penso ad una frase che riportavo sin da allora come frontespizio dei miei quedernetti:
“Il Tuo Destino ti Troverà per quanto Lontano Tu Possa Essere” .
L’ho sempre scritto senza averlo mai capito.
Ma le cose, a volte, cambiano.
Finché la mia risposta era NO, gli appunti di Dio sono rimasti nel cassetto; quando ho voluto darci un taglio con la mia ottusità, ho visto. E ho sorriso per la seconda volta.
Il 2011 doveva essere l’anno in cui avrei dovuto dire addio a questa sfera azzurra; ma Papà ha pensato di regalarmi un altro viaggio premio sul suo capolavoro. Eppure, stizzito, ancora chiedevo: “Per quanto mi tratterrai in questo deserto?”. Strana scelta di parole: “mi tratterrai”, perché sapevo che era una Sua decisione; “deserto”, un luogo in cui pensi di esser confinato per punizione, e invece …
Oggi posso dirlo: sapevo che parte del mio compito qui era completare quattro libri, prima di servirlo in altro modo. E sapevo che dovevo adempiere a tutto questo prima di compiere 40 anni (2011-2017). Ed è così che è andata. Papà mi ha trattenuto con sé nel deserto per 40 anni, prima di lasciarmi andare verso la mia Terra Promessa. È questo il destino che ti cerca per quanto lontani si possa essere; era lì che dovevo aspettare, nel deserto, nel luogo che ha fissato per la mia nascita terrena.
Deuteronomio 33,2:
“Jahweh è venuto dal Sinai e si è levato su di loro da Seir (non vi ricorda Sirio?); è apparso nel suo splendore dal MONTE PARAN”.
E il paesino in cui sono cresciuto e dove ho le mie radici e si chiama Monteparano, provincia di Taranto; qualunque cosa voglia dire, dovrò ancora lavorarci su.
40 anni nel deserto prima di avviarmi verso la mia Terra Promessa. Una Terra che probabilmente non vedrò.
Ma la parte migliore viene adesso.
Alcuni dei Ragazzi del Bivio a me più vicini, sapevano questo da molto tempo, e si chiedevano se e quando l’avrei scritto; ecco, l’ho fatto adesso, in un giorno che apre un forte portale tra qui e lì.
Chi mi ha incontrato, una di queste sere, ha detto: “Hai gli occhi di chi non mangia, non dorme, non trova pace”. Non proprio. Sono gli occhi di chi ha cominciato a seguirlo nel Cielo oltre il quale vuol essere cercato. È un impegno che faticoso ...
Coelho ha scritto: “È la possibilità di realizzare un sogno che rendere la vita interessante”. Ti correggo solo un pò, fratello Paulo: “È la possibilità di viverlo, quel Sogno, che rende la Vita straordinaria”. Non siete d’accordo?
- Ci vediamo al Bivio, Ragazzi.
VVB