Nei primi anni del Novecento, Albert Einstein ha ridefinito l’incidenza del vuoto nella vita dell’universo.
Inteso come un principio vivo, dinamico e costituito da particelle differenti dalla materia ma non meno rilevanti, il vuoto secondo Einstein partecipa attivamente all’organizzazione del cosmo.
Per il fisico tedesco, alterare il vuoto implica distorcere la luce: quando si modifica e si espande, il vuoto impedisce di percepire correttamente la luce.
Come è in alto così è in basso; come è all’interno così è all’esterno; com’è nel grande così è nel piccolo; se la Legge ermetica della Corrispondenza fornisce una spiegazione universale di tutti i fenomeni constatabili, ne consegue che le teorie della fisica sono valide anche per le dinamiche dello spirito: così come, nello spazio siderale, il vuoto modifica la luce, allo stesso modo il vuoto interiore ostruisce la percezione della luce della nostra anima; più grande è il vuoto, più grande è il rischio di avere una visione distorta di chi siamo realmente.
(...) Oscurando la luce del sogno che ci guida, la paura consente all’ombra di assumere il controllo della nostra vita.
Secondo Einstein, maggiore è il peso della materia e più accentuata è la curvatura del vuoto; allo stesso modo, maggiore è il peso della paura che il Drago saprà incutere, più profonda sarà la variazione del vuoto e, di conseguenza, l’influenza che avrà sulla percezione della luce che è in noi.
Paura e dolore sono due degli espedienti ai quali il Drago ricorre per dilatare il vuoto interiore: il dolore genera paura; la paura amplifica l’ombra; l’ombra distorce il vuoto; la distorsione del vuoto alimenta il dolore.
Più ampio è lo spazio che il Drago occupa, più drastiche e dannose sono le soluzioni che adottiamo per scacciarlo.
tratto da
Verdechiaro Edizioni