Non ricordo le parole esatte, per cui mi affiderò ai pochi frammenti sopravvissuti tra i ricordi.
La serie TV è Supernatural, i protagonisti sono due fratelli, Sam e Dean Winchester. In questo episodio sono in compagnia di Castiel, un angelo che, con il tempo, è diventato un loro grande amico. I tre sono in un pub e l’angelo è deluso perché il Padre (Dio) non si è dimostrato all’altezza delle sue aspettative, non ha risposto alle sue suppliche e non è accorso al momento del bisogno.
Per tirarlo su, i due fratelli raccontano all’angelo un aneddoto della loro adolescenza: John, il loro papà, era solito assumere un atteggiamento da sergente maggiore così severo e rigido che uno dei due si ribellò e disse “Papà, non mi piaci affatto, ti odio!”. Il padre lo guardò e rispose: “Figliolo, il mio compito non è piacerti, il mio compito è fare di te un uomo, insegnarti a sopravvivere e a combattere quando io non potrò farlo per te”.
Se nella nostra adolescenza abbiamo sperato che nostro Padre ci parlasse come in un’aula, con cattedra, lavagna e diario della vita in mano, abbiamo fatto male i conti. Forse ci attendevamo dritte su come cavarcela, regole di vita come il Codice dei Samurai tramandato gelosamente di padre in figlio. Ma questo forse accade nelle fiction e, come abbiamo visto, ormai nemmeno in quelle.
La maggior parte di noi non ha e non ha avuto un Padre che ci fa da guida spirituale. Eppure, in un modo tutto suo, è e sarà sempre il primo e il migliore dei maestri. Forse non abbiamo mai avuto il momento del faccia a faccia che ci consacra adulti, della “dritta” per ogni situazione, ma ci ha trasmesso tutto quello che poteva. Niente aforismi, niente parole da ricordare, lo ha fatto vivendo la sua vita come poteva affinché imparassimo, guardando e assorbendo come restare in piedi su questo strano ring sferico.
Ha sempre vissuto con noi. Per noi. Lasciandoci sbagliare. Lasciandosi insultare. Facendosi da parte quando serviva. Intromettendosi quando doveva. Punendoci quando riteneva giusto farlo. Dando o togliendo, se necessario. Ha pianto di nascosto, a volte ha supplicato qualcun altro per noi e non ce l’ha mai detto. A volte ha sbagliato. Non una, ma centinaia di volte. Perché anche un Padre sbaglia; qualcuno lo trova strano? Forse a noi è concesso e a Lui no?
Alcuni rimproverano il Padre di essere un Padrone che si fa beffe dei suoi schiavi: troppo presente, minaccioso e iroso; alcuni gli contestano di non curarsi abbastanza di noi. Troppo distante, incurante, distratto.
Qualcuno ci racconta cose orribili su Nostro Padre, e alcuni di Noi cadono nella trappola. Non è forse così?
Ma Nostro Padre si lascia deridere; ci consente di rivolgergli accuse e cattiverie di ogni genere. Per la maggior parte di noi, QUEL Padre non è e non sarà mai un buon Padre; qualcuno lo rinnega, qualcuno dice che non esiste.
Prima o poi, in un momento della nostra vita, abbiamo TUTTI dovuto constatare che non è stato all’altezza delle nostre aspettative. C’è qualcuno non si è mai scagliato contro Lui? Qualcuno non gli mai urlato “Non mi piaci affatto, ti odio!”.
Ma il Suo compito non è piacerci. Il Suo lavoro è insegnarci a sopravvivere, anche a costo di rinunciare all’amore che non proveremo per Lui. Le vie attraverso cui ci insegna a stare al mondo sono infinite. Tutto il Creato è un manuale di sopravvivenza che ci guida a farci largo in questa giungla piena di avversità e di pochi veri amici.Se fossi stato uno dei fratelli Winchester alle prese con la delusione dell’angelo Castiel, avrei spiegato in questo modo cos’è un Padre: il mio (quello terreno) è uno di quelli che non ti si siede di fronte e ti snocciola verità che cambiano la vita. Padri come lui ricorrono a molto meno. Quando ero un marmocchio e giocavo a calcetto nei campi di terra battuta con gente che non conoscevo, finivo sempre per prenderle. Ero veloce ed anche bravino, ma troppo smilzo e gli altri erano tutti più forti e possenti. Immancabilmente, tornavo a casa lamentando i colpi dei bestioni che picchiavano più di me.
Così, una domenica mattina, mio padre prese un pallone e mi portò in un campetto appena bagnato da una pioggia recente. Eravamo solo in due, mi disse che, se mi aveva fatto così, piccolo e veloce, non era un difetto su cui piagnucolare ma un virtù da esaltare. Impiegò un’intera giornata a farmi trottare, cadere, infuriare, spronandomi a rialzarmi, ad essere più lesto, più furbo.
“UN PASSO AVANTI AGLI ALTRI!”, mi gridava. Ero distrutto e fradicio, ad ogni caduta mi sentivo preso in giro, ero furioso e non mi piaceva affatto.
Ma Lui non era lì per piacermi. Non era il suo compito. Il suo lavoro era insegnarmi a schivare gli stronzi che per tutta la vita avrebbero provato ad insidiarmi il calcagno col loro morso vigliacco. Perché quando vai più forte degli altri, ci sarà sempre qualcuno che schiuma dalla voglia di buttarti giù.
Questo è il compito del Padre.
- Ci Vediamo al Bivio, Ragazzi.
VVB