I tempi in cui sedevo tra i banchi come alunno sono così lontani da sembrare ingialliti anche nei ricordi. Non sono mai stato uno studente modello e non ho mai voluto esserlo, ma c'era una materia che riusciva a tenermi sveglio per quasi un'ora. Epica.
Una volta il prof chiese chi fosse, secondo noi, il vero eroe omerico. Qualcuno la buttò sull'improbabile, da Paride a Briseide, ma i due prescelti erano Achille ed Ettore.
Quasi tutti erano concordi nel coronare Ettore come il Pallone d'Oro dell'Iliade.
Io non avevo dubbi: per me era Achille.
"Ma come? - ribattevano - Ettore difende la sua patria, non si lascia fuorviare dai capricci, non è iroso, non perde le staffe, non si scompone, è sempre ligio al suo dovere, è al servizio di un bene più grande ... Achille è isterico, piange, singhiozza, sbraita, si innamora a tempo determinato, abbandona la battaglia per un capriccio, ritorna a combattere per vendetta. Cosa c'è di eroico in lui?".
Tutte obiezioni valide. Ma la mia idea resta.
Ettore non aveva scelta: la sua città era assediata, non poteva non difenderla, non c'era da pensarci su. Ettore non compie nessuna impresa eccezionale; si illude di aver ucciso Achille e, quando il figlio di Peleo lo sfida a duello, fugge in preda al panico attorno alle mura della città. E perde la sfida.
Achille ha avuto molte scelte. Ed ha sempre intrapreso la strada più difficile; molte profezie avevano preannunciato il suo tragico destino: se avesse partecipato alla guerra, non sarebbe tornato a casa; finché Ettore era vivo, lui non sarebbe deceduto. Ma non ha mai scelto la via del quieto vivere. Si è unito ai Greci sulle spiagge insanguinate dell'Asia Minore; si è innamorato di una schiava - che affronto! - e, per amore di lei, decide di non combattere agli ordini di Agamennone. Piange per l'affronto, e piange ancor di più quando il suo amato Patroclo perde la vita per mano di Ettore. Il suo dolore è incontenibile, Il suo furore non è l'encomiabile, pacata pietas di Ettore o di Enea, ma è fuoco inarrestabile. Achille sfida Ettore, consapevole che la morte dell'eroe troiano implica la sua fine. E non importa. Achille vive per quel momento. Vince il duello. Ettore muore. E quindi Achille muore, trafitto nell'unico punto debole da una freccia scagliata dal vile Paride.
Forse non è un vero eroe, Forse non lo è stato per i Greci, non lo era per i miei proff. e per i miei compagni.
Ma lo è per me.
Nonostante gli avvertimenti, ha sempre scelto il suo destino ascoltando la voce interiore con grande chiarezza, quella che, nel film "Vento di Passioni", secondo lo Cheyenne One Stab, ti fa diventare "pazzo, o diventi leggenda".
Ci sono avvisaglie, sensazioni o profezie, se si possono ancora chiamare così, che ti avvertono: "Non proseguire lungo questa strada, o prima o poi troverai il tuo Paride che ti fa secco".
La tentazione di fermarsi c'è sempre, ad ogni angolo. E' una compagna testarda: non perde mai l'occasione di mostrarti l'angolo di paradiso che meriti, se deponi le armi. "Chi te lo fa fare? Se molli adesso, ad attenderti c'è tutto il resto!"
Poi ti rivolgi agli déi, chiedi loro un cenno, un consiglio, un immaginifico cartello stradale che ti indichi la via, e i Messaggeri si attivano. Ed ecco il segno: una Stella della Notte (vedi commento) che giunge in soccorso dalle profondità della coscienza di uno sconosciuto, sospinto a parlarti affinché tu recepisca.
Quando hai già lo zaino sulle spalle, pronto a dire "basta, mi prendo una vacanza per il resto della vita", il destino ti invita a riprendere posto sul set del tuo personale Apocalypse Now.
Per questo, probabilmente, continuerò a piangere la perdita della mia Briseide, a trafiggermi mille volte il cuore per la dipartita del mio Patroclo. E sfiderò Ettore. In attesa che Paride si faccia vivo con l'arma del vigliacco
Quando una Stella della Notte ti parla, puoi mai dirle no?
E poi gli eroi non piangono. Gli eroi scrivono favole con inchiostro di lacrime.
- Ci vediamo al Bivio, Ragazzi.
VVB